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“Clima, i tetti Ue non si rinegoziano”

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I tetti sulla assegnazione di quote di Co2 “non si possono rinegoziare”.

Così l’Europa ha risposto a Berlusconi che aveva chiesto di rivedere i tetti, sostenendo che le misure imposte dall’Unione avrebbero danneggiato le industrie italiane.

La notizia dello stop è stata data dalla portavoce della commisione Ue, Barbara Hellfrich, e anche questo particolare non farà piacere al premier italiano che aveva intimato ai portavoce di Bruxelles di tacere, per non danneggiare l’immagine dell’Italia.

La Hellfrich è stata interpellata sulle notizie stampa a proposito di una lettera del premier Silvio Berlusconi al presidente dell’esecutivo europeo Barroso, per chiedere di rivedere i tetti sulle emissioni di anidride carbonica.

“I tetti sono stati definiti e adottati dalla commissione attraverso un processo basato sulla legislazione europea e non sono rinegoziabili”, ha detto la portavoce, affermando di essere a conoscenza della lettera del premier con la quale l’Italia segnala l’intenzione di modificare i vincoli impostagli dalla Ue.

Il piano nazionale di assegnazione delle emissioni di anidride carbonica dell’Italia per il periodo 2008-2012 è stato approvato da Bruxelles il 15 maggio del 2007. La valutazione degli esperti della Commissione Ue, dopo mesi di negoziato, si è conclusa con un parere favorevole anche se condizionato ad alcune modifiche, in particolare alla riduzione del quantitativo totale di quote di emissione proposto.

L’assegnazione annua autorizzata di quote di emissione è pari a 195,8 milioni di tonnellate di CO2, il 6,3% in meno di quanto proposto dal governo italiano, che aveva chiesto di potere attribuire all’industria 209 milioni di tonnellate.

”E’ imbarazzante il tentativo di Berlusconi di rinegoziare sotto banco le quote di Co2 assegnate all’Italia: il presidente del Consiglio italiano non vuole ancora accettare che in Europa ci sono le leggi”, commenta Sandro Gozi, capogruppo del Pd nella commissione Politiche dell’Unione europea di Montecitorio.