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Sutri -Il giornalista Marcello Veneziani demolisce il presidente della Camera

“Fini? Un politico bollito”

Marcello Veneziani

Marcello Veneziani

“Fini? Ormai è un politico finito e la cosa più sconvolgente è che si è “ucciso” da solo. E’ completamente bollito”.

Marcello Veneziani ha le idee molto chiare e soprattutto non ha peli sulla lingua quando parla della classe politica italiana.

“Fini sembra un indossatore di collezioni di moda che si dedica al prêt-à-porter ideologico – spiega aspro Veneziani -. C’è stato un periodo in cui indossava la camicia nera, quello in cui si atteggiava a cattolico e ora sta vivendo il suo momento da “pseudo-comunista” anche se sa bene che i comunisti non lo voteranno mai. Il suo vero intento vorrebbe essere quello di rifondare una destra moderna e “aperta”, ma così finisce per contraddire i valori che fino a ieri sosteneva e, soprattutto, rischia di rimanere solo”.

Veneziani ieri sera era a Sutri, ospite di “No-Comment”, per presentare il suo nuovo libro Sud.
A fare gli onori di casa c’erano il sindaco del paese Guido Cianti e l’assessore alla Cultura e vicesindaco Vincenzo Petroni.

Del libro in realtà Veneziani ne ha parlato ben poco. Stimolato e stuzzicato dalle domande del direttore di Tusciaweb Carlo Galeotti, il giornalista ha invece parlato di politica. Della politica che lui segue da vicino, quella dell’attuale maggioranza.

Dal premier Berlusconi a Fini, da Bossi a Di Pietro, senza risparmiare critiche a nessuno.

“Il dibattito politico italiano – dice – ormai è incentrato tutto su Berlusconi. Una parte della destra lo appoggia, un’altra ne prende un po’ le distanze, la sinistra vi si oppone, ma in un modo o nell’altro gira tutto intorno a lui. E’ lui che ha creato il bipolarismo. Insomma menomale che c’è Berlusconi. Letteralmente meno-male, nel senso che poteva andarci peggio”.

La domanda successiva è nell’aria. Stando così le cose come sarà il dopo Berlusconi?

“Di sicuro sarà una situazione molto complessa. Fini, come ho già detto, si è suicidato. L’opposizione continua ad aspettare il declino di Berlusconi, ma finora non ha un leader valido che lo possa sostituire. L’Udc forse avrà un suo peso e anche Confindustria. Quel che è probabile è che finirà il bipolarismo e si tornerà ad una frammentazione dei partiti”.

Ma la destra non è fatta solo di Fini e Berlusconi. Nella destra c’è anche la Lega. Un partito che sembra di nicchia. “Non è così – continua Veneziani -. La Lega ora è l’unico vero partito esistente. E’ “militante”, ha degli obiettivi chiari.

Bossi usa slogan esagerati, come quello della Padania libera e della secessione, ma queste sono estremizzazioni che non avranno seguito. Nel frattempo però riesce a ottenere consensi da tutti i tipi di elettori. Quelli di destra, di centro e di sinistra. E poi non è vero che riscuote successo solo al nord. Anche al centro e al sud ha il suo seguito”.

“Per ora – aggiunge – Bossi ha pensato bene di allearsi con Berlusconi perché solo così poteva riuscire ad entrare in maggioranza. Da solo non ce l’avrebbe fatta”.

All’appello manca però ancora qualcuno. Di Pietro. Un personaggio molto particolare. Un uomo di destra che ora si colloca a sinistra contro il premier.

“Di Pietro nasce come un magistrato tendenzialmente di destra – racconta il notista del Giornale – eppure a un certo punto si è allontanato da Berlusconi. Dopo Mani pulite, infatti, la destra, in particolare la Lega e Berlusconi, salgono al potere, ma Di Pietro invece di sostenerli si sposta a sinistra. Oggi è una sorta di leader morale dell’opposizione. Rispetto a Berlusconi però è molto meno bravo dal punto di vista comunicativo. Diciamo che è un po’ la versione di Berlusconi alla matriciana”.

Veneziani però non si limita a sparare a zero sui politici. Due parole le spende anche per la sua ultima fatica editoriale. “Ho voluto raccontare il sud partendo dal sud. Soffermandomi sui personaggi come Giambattista Vico, o come Merola e Totò. E’ un racconto che mette in luce gli aspetti drammatici del Mezzogiorno, ma anche il lato simpatico, grottesco e ironico dei suoi personaggi di ieri e di oggi”.

Ma da un libro sul sud, soprattutto dopo quello di Saviano, ci si aspetta che parli di criminalità organizzata.

“Non sono d’accordo – spiega Veneziani -. La mafia e la camorra agiscono anche al nord, a Roma, a Milano. E’ solo uno dei tanti aspetti del sud d’Italia e non è giusto generalizzare. Il libro, e poi il film “Gomorra”, sono ottimi strumenti per educare i ragazzi delle zone “a rischio”, ma non credo sia corretto usarli come vetrina per l’estero”.

“Sono profondamente patriottico – conclude Veneziani -. Credo nella Patria, ma anche in una Matria che per me rappresenta l’amore viscerale per il sud dal quale provengo. Per combattere la criminalità bisogna mostrare i suoi lati deboli, le sue fragilità e bisogna far capire a livello internazionale che l’Italia ha ben altro da offrire: la cultura, la gastronomia, lo sport, per fare qualche esempio.

Faccio parte del comitato che sta organizzando i festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia e ne sono fiero. Mi danno fastidio, invece, le inutili polemiche sull’inno nazionale e sul tricolore. Non esistono inni belli o brutti, come crede qualcuno, ma quelli significativi e quelli non significativi. Esiste soltanto un sentimento di appartenenza alle proprie origini che dovrebbe mettere d’accordo tutti i partiti. E’ quell’italianità che nasceva già con la dominazione romana sulla nostra penisola e che dovrebbe opporsi al “non-luogo” su cui si basa la globalizzazione”.
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Sud. Un viaggio civile e sentimentale di Marcello Veneziani
Milano, Mondadori, 2009
pp. 200, euro 17,50.

27 settembre, 2009 - 16.15