Invia questo articolo Stampa questo articolo
Condividi: Queste icone linkano i siti di social bookmarking sui quali i lettori possono condividere e trovare nuove pagine web.
  • Webnews
  • Digg
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • LinkedIn
  • Live-MSN
  • MySpace
  • OKnotizie
  • Technorati
  • YahooMyWeb
  • TwitThis
Inchiesta di Bari -Il giovane imprenditore avrebbe inviato un sms intimidatorio ad una delle sue "amiche" prima dell'interrogatorio

Tarantini a una delle ragazze: “Stai attenta”

<p>Patrizia D'Addario</p>

Patrizia D'Addario

Un breve sms: “Stai attenta”.

Il messaggio è partito dal centralino di un ufficio pubblico, con una numerazione che fa pensare al centro di Roma. A riceverlo è stata una delle ragazze che Tarantini portava a cena dal premier, per svago o per sesso, non è ancora chiaro.

Il particolare è emerso ieri, nel corso dell’udienza di convalida del fermo di Giampaolo Tarantini, quando è stata riletta l’informativa della Guardia di finanza sui numerosi tentativi di intossicare questa indagine, messi in atto dal giovane imprenditore rampante ma anche da entità diverse, pure interessate a inquinare il lavoro dei magistrati.

Quel messaggino è stato inviato poco prima che la ragazza venisse ascoltata dagli investigatori della Finanza per avere un riscontro con quello che aveva raccontato Tarantini sul suo ruolo alle feste.

E avrebbe sortito i suoi effetti, perché nei giorni scorsi la ragazza ha effettivamente ridimensionato i racconti di Giampi sulle feste, sulle escort, sui rimborsi alle ragazze e sull’eventuale coinvolgimento di politici in questa vicenda.

L’episodio non sarebbe isolato. Gli investigatori ritengono che altre pressioni e altre intimidazioni potrebbero essere arrivate alle ragazze, con modalità diverse e da persone in grado di esercitare su di loro una certa influenza.

Si tratta di uno degli aspetti che venerdì scorso avevano convinto il procuratore capo Laudati a fermare Giampaolo Tarantini in fretta e furia; non perché potesse essere lui il principale sospettato per questo tipo di intimidazioni, ma perché gli investigatori avevano segnalato l’improvviso innalzarsi di una cortina fumogena e inquinante fatta di fughe di notizie su fatti inventati, interviste che lanciavano messaggi in codice e pressioni indebite e trasversali da ambienti esterni al palazzo di Giustizia.

La procura, infatti, ha intenzione di indagare non solo sulle vicende legate a palazzo Grazioli, ma anche sulla rete di contatti e di protezione che il giovane imprenditore si era creato all’estero, sostenuta da notevolissime disponibilità finanziarie.

22 settembre, 2009 - 12.30