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Il corsivo di Bruno

La ricerca scientifica e la riforma Tremonti Gelmini

di Severo Bruno
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Per ricreare lo spirito ed esorcizzare così gli effetti della televisione, per lo più dispensatrice di spettacoli di violenza, una sana lettura, scientifica o anche di varia umanità, è spesso la cura più efficace e utile.

Specie quando si scopre un argomento emblematico, che racchiude in sé un insieme di temi attualissimi e urgenti.

Qualche settimana fa la prestigiosa rivista Developmental Cell ha pubblicato i risultati di una ricerca di due ricercatori italiani, Antonio Iavarone e Anna Lasorella, condotta presso la Columbia University Medical center di New York, ove i nostri scienziati hanno trovato asilo e sostegno.

“Negli Usa abbiamo trovato i mezzi, lo spazio, il sostegno di due prestigiose università.

Il sistema universitario italiano, invece, sembra fermo a dieci anni fa. L’Italia ha un sostanziale disinteresse nei confronti della scienza”, hanno dichiarato i due ricercatori.

La scoperta è di quelle importanti. I coniugi napoletani avrebbero scoperto il gene anti-tumori, “Huwe 1″ capace di bloccare lo sviluppo abnorme delle staminali del tumore, metodo sperimentato con successo nello studio di un progressivo e terribile tumore ad alta malignità come il glioblastoma multiforme.

Analoga importanza riveste anche lo studio di un team coordinato da Pier Giuseppe Pelliccia, condotto da Angelo Cicalese e Giuseppina Bonizzi, dell’Istituto europeo di oncologia e dello Istituto di oncologia molecolare Ifom di Milano, relativo alla correzione delle staminali impazzite del tumore.

Queste, in assenza del gene p53 che produce una proteina dallo stesso nome, hanno rivelato ai ricercatori una disarmonia di funzione, per cui la cellula staminale madre si suddivide in due staminali invece che in una staminale e in una cellula adulta, con il risultato di una proliferazione incontrollata e inarrestabile.

Gli studiosi par lano in questo caso di una moltiplicazione delle cellule che avviene, in assenza della proteina p53, in modo simmetrico, invece che in modo asimmetrico. Il progetto di vita, quindi, dipende non dalle cellule bambine eternamente replicanti, ma da quelle asimmetriche, dove la sintesi è resa possibile dalla diversità, non dalla identità.

Dalle esperienze scientifiche sopra ricordate sommariamente, esce un quadro della ricerca scientifica del tutto lusinghiero, applicata fuori e dentro i confini, mentre a esso si contrappone una desolante immagine del sistema-Paese, incapace di apprezzare e favorire uno dei più formidabili strumenti di sviluppo che abbiamo ricevuto dalla gloriosa storia della scuola italiana.

Dinanzi a questa “disarmonia”, dinanzi alla disarmonia della cosiddetta riforma Tremonti-Gelmini, che minaccia il futuro stesso della ricerca in Italia, viene da domandarsi se proprio è stato fatto tutto per evitare conseguenze e decisioni così perniciose.

E questa domanda, insieme all’altra conseguente se si è ancora in tempo a evitarle e a cambiare un così grave orientamento governativo, è rivolta a tutto il mondo accademico, ai suoi esponenti più noti come anche a quelli meno noti, a tutte le forze politiche responsabili, perché l’argomento è di quelli che verranno ricordati dalle prossime generazioni.

Perché l’argomento ben potrebbe caratterizzare e qualificare un programma di governo.

Severo Bruno

12 ottobre, 2009 - 16.14

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