L’Islam a scuola? Una strategia
Va bene che la politica non ha più ideologie, che le certezze e i valori di riferimento sono in via di completa smobilitazione, che non si riesce più a capire chi stia da una parte e chi dall’altra e che, sentendo i nostri politici porre affermazioni di principio, si potrebbe indistintamente collocarli in qualsiasi parte dello schieramento parlamentare tanto sono varie e “duttili” le loro proposte.
Ma sembra veramente difficile credere che tutto quello che oggi si va affermando dalla politica, soprattutto “ad alti liveli”, sia genuino e frutto di reale convincimento e non invece troppo spesso dettato da tatticismi, posizionamenti, messaggi dall’intento squisitamente interno alle reciproche coalizioni.
Cosa pensare altrimenti, per parlare dello schieramento di centro sinistra, di Fassino con Franceschini e contro Bersani, della Binetti che vota con il PdL contro il suo gruppo, di Rutelli verso il grande centro?
E tra la maggioranza, delle proposte sull’immigrazione di alcuni noti esponenti ex aennini, della smania di essere il più laici possibile, del ruolo assunto da Capezzone, delle esternazioni del presidente della Camera su tanti temi che hanno causato forti polemiche dentro il suo stesso schieramento?
Pretattica, soprattutto; necessità di misurare le forze in campo, in particolare; autonomia e visibilità, fondamentalmente.
Con queste motivazioni strategiche andrei quindi a interpretare l’intervento di Adolfo Urso sull’utilità di insegnare la religione islamica nelle scuole italiane.
Proposta che ha destato interesse e condivisione a sinistra (guarda caso…..), molte perplessità a destra, al centro ed in Vaticano e qualche ilarità nel campo leghista.
Voglio essere chiaro: non credo che il viceministro al Commercio Estero, di cui conosco discretamente la militanza (molto coerente per la verità) e la sua solidissima preparazione politico-culturale, sia stato folgorato improvvisamente da questa sua ultima idea.
Ritengo invece che la proposta dell’estensione dell’insegnamento della religione islamica nel nostro Paese sia frutto di una scelta politica volta a differenziare una componente del PdL dall’approccio che sul problema immigrazione tiene la Lega.
Un segnale a Bossi, ma soprattutto a Berlusconi, in ordine a quei rapporti “privilegiati” e certamente non graditi dagli altri alleati, che legano il premier ai padani e che sarebbe giustissimo estendere ai componenti del nuovo partito che parla troppo poco al proprio interno.
Al contrario, se quella di Adolfo Urso fosse una pura “battaglia culturale”, avrei preferito da parte di chi ha scritto pagine molto belle interne alla Destra italiana, altrettanto impegno per la difesa dei principi cattolici che caratterizzano la nostra storia millenaria.
Marcello Meroi