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Virus A, il calcio vuole il vaccino

Gigi Buffon

Gigi Buffon

L’influenza A preoccupa anche il mondo del calcio (Marsiglia-Paris Saint Germanin rimandata domenica scorsa in Francia, per positività di tre parigini al virus H1/N1) e i giocatori sono costretti a cambiare abitudini.

Enrico Castellacci, dottore della nazionale di Lippi e presidente dell’associazione italiana medici sportivi, ha scritto una lettera al viceministro della Salute Fazio per sottolineare l’altissi ma possibilità di contagio all’interno degli spogliatoi. Fazio ha risposto che i calciatori non rientrano nelle categorie che hanno la priorità al vaccino. Ma Castellacci ha intenzione di insistere, preoccupato del danno sociale che potrebbe avere per l’Italia, lo slittamento di una partita.

Aspettando l’antidoto, non restano che i rimedi empirici. Lo staff medico dell’Italia, scartata l’ipotesi delle mascherine (adottate dal calcio indiano), farà disinfettare gli spogliatoi dei prossimi impegni della nazionale: il ritiro romano della Borghesiana, gli stadi di Pescara e Cesena, sedi delle amichevoli con Olanda (14 novembre) e Svezia (18 novembre).

“Useremo speciali detergenti per rendere l’ambiente più sterile possibile – spiega Castellacci -. Lavatevi sempre le mani, docciatevi spesso, tossite educatamente, masticate con la bocca chiusa. Regole di buon senso, pacate come l’atteggia mento con cui (per ora) il calcio italiano sta affrontando l’emergenza”.

Ma i calciatori vorrebbero la vaccinazione. “Ogni anno, a inizio stagione, in squadra ci propon­gono diversi vaccini, e io rifiuto sempre. Questa volta è diverso. Questa volta lo farei” ha detto Gigi Buffon, portiere della Juve e dell’Italia.

Ieri, all’appello, si sono aggiunti gli arbitri: “I raduni a Coverciano ci espongono al rischio – ha spiegato Collina -, stiamo valutando come far fronte al problema”.

“Abbiamo vaccinato i giocatori contro l’influenza di stagione – racconta il professor Franco Combi, responsabile dello staff medico dell’Inter -. E se avessi a disposizione anche quello contro l’influenza A, di certo lo somministrerei: ormai si gioca ogni tre giorni, una pandemia in squadra sarebbe disastrosa in chiave risultati. Per il resto, è tutta gente giovane e sana. Nessun dramma”.

Il Milan, che l’estate scorsa ha organizzato una tournée negli Usa, focolaio del contagio, è stato tra le squadre a preoccuparsi per prime. Farmaci per la profilassi in valigia, risposta pronta per gli atleti ipocondriaci e norme d’igiene ben sottolineate. L’americano Oguchi Onyewu, comprato a luglio, è arrivato a Milanello direttamente dalla nazionale Usa, che aveva appena dichiarato la positività del centro campista Landon Donovan al virus. “Pur in assenza di sintomi, l’abbiamo sottoposto alla cura consigliataci dalla Federcalcio americana – spiega il professor Massimo Manara”.