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Strage in una caserma texana

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Strage in una base militare texana.

Malik Nidal Hasan, maggiore psichiatra dell’esercito degli Stati Uniti d’America ha impugnato due pistole e poi ha fatto fuoco sui soldati, sui civili e sui poliziotti.

Un agente poi è riuscito a colpirlo e ha messo fine all’incubo. La Casa Bianca in contatto con il Pentagono, ha subito mobilitato l’antiterrorismo. Allarme altissimo in tutte le basi militari Usa. Si è fermato il Congresso in un minuto di silenzio. Il governatore del Texas, Dick Perry, ha ordinato bandiere a mezz’asta.

Malik in un primo momento sembrava in pericolo di vita, ma secondo il generale Bob Cone non morirà.

Il killer di Fort Hoods è vivo e nelle mani della polizia. Ma ormai c’è poco da scoprire. “Non voleva partire per l’Iraq” dicono i suoi amici alla base. Il colonnello Terry Lee, che ha lavorato con lui, racconta che il maggiore sarebbe stato spedito in Iraq. E che per quell’ex ragazzo single di 39 anni, musulmano religiosissimo, americano di origine giordana, ormai era diventata un’ossessione.

Dodici vittime, 31 feriti. Fort Hood è una delle basi militari più grandi del mondo, la casa dei soldati che stanno per partire per l’Afghanistan e per l’Iraq. “Questa è un’esecuzione, un’azione deliberata, predeterminata” dice il generale Robert Scales, l’esperto militare della Fox.

L’Fbi prima esclude la pista del terrorismo, poi la notizia del nome dell’attentatore riapre scenari inquietanti. C’è chi fa circolare il sospetto che si tratti di un americano che avrebbe cambiato il suo nome dopo essersi convertito all’Islam.

La sparatoria si scatena nel centro medico dove vengono svolti gli ultimi accertamenti prima della partenza. A poca distanza c’è l’Hozwe, il teatro della base: c’è una cerimonia di fine corso. Nel Forte scatta lo stato di assedio. Il presidente viene avvisato, interviene in una conferenza stampa: “Non conosciamo ancora i dettagli, c’è stata una sparatoria, molti uomini in uniforme sono stati uccisi, altri feriti: è sconvolgente sapere che uomini e donne in uniforme muoiono in territori di guerra, ma è ancora più sconvolgente quando avviene sul territorio americano”.

La base di Fort Hood è un pezzo di storia d’America, una struttura che risale alla seconda guerra mondiale trasformatasi in una vera e propria città militare, più di 30mila le persone ospitate tra soldati e familiari, centri commerciali, un teatro, un campo di softball. Fort Hood si trova a metà strada, cento chilometri, tra Austin e Waco, la città tragicamente famosa per il suicidio di massa della setta dei davidiani. Faizul Khan, l’ex imam della moschea di Silver Spring, se lo ricorda bene quel ragazzo che si lamentava di non trovare una moglie.