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Viterbo -Polizia - Squadra mobile - Il piccolo è stato sbattuto sull'asfalto

Bimbo di 5 anni massacrato dalla madre

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Lo ha sbattuto violentemente sull’asfalto. Poi lo ha colpito più volte alla testa con un arnese.
E’ la drammatica ricostruzione dell’aggressione di una mamma al suo bambino. Una tragica sequenza di azioni messa insieme dalla squadra mobile di Fabio Zampaglione, in una settimana di indagini e accertamenti.

Tutto è successo la sera di martedì 2 febbraio, sulla strada Tuscanese. Quando, intorno alle 19, una macchina della volante ha trovato riverso a terra in una pozza di sangue un bimbo di soli cinque anni, successivamente soccorso dal 118 e portato al Gemelli in elicottero.

Accanto a lui c’erano la madre adottiva, una donna nigeriana di circa cinquan’anni, e un testimone che si trovava a passare con l’auto da quelle parti.

La donna ha detto subito agli agenti di non aver visto nulla. Come da lei raccontato alla polizia, il bimbo le aveva chiesto di fermarsi per un bisogno fisiologico.

Lei aveva accostato in una strada interpoderale senza uscita e lo aveva fatto scendere. Solo dopo aver fatto manovra si era accorta che il bambino era in quelle condizioni. O almeno, così ha spiegato agli agenti della mobile, non appena accaduto il fatto. Ma la sua ricostruzione non sembrava convincente.

In un primo momento, gli agenti hanno pensato a un investimento accidentale, da parte della signora o del testimone.

La macchina dell’uomo, sulla quale sono state trovate delle tracce di sangue del piccolo, è stata sequestrata per i rilievi, eseguiti anche sull’auto della signora dalla polizia stradale. Ma dagli accertamenti eseguiti non risultavano segni di investimento, su nessuna delle due macchine.

Interrogata dal pm Renzo Petroselli, la donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere.

Quindi, gli inquirenti hanno deciso di farsi raccontare l’accaduto dal bambino. E’ stata necessaria la collaborazione di un interprete, che traducesse in italiano quel che il piccolo raccontava in lingua mori, il dialetto del Burkina Faso attraverso il quale il piccolo si esprime.

Il bimbo, inoltre, ha mimato l’accaduto servendosi di un bambolotto, che picchiava violentemente. Come a dire che qualcuno aveva fatto la stessa cosa con lui, per punirlo dopo una marachella.

Una testimonianza fondamentale, quella del piccolo, che ha fatto scattare, nella notte, il fermo per la signora, la cui convalida dovrebbe avvenire nelle prossime 48 ore. Una misura presa sopratutto nell’eventualità di inquinamento delle prove, dato che proprio oggi i medici dovrebbero sciogliere la prognosi del bimbo e la madre avrebbe potuto incontrarlo.

Intanto, le condizioni del piccolo migliorano lentamente. Era praticamente in fin di vita quando il 118 lo ha soccorso.

Aveva una ferita alla testa profonda dieci centimentri e delle gravi lesioni al fegato. Per questo, dopo i primi accertamenti a Belcolle, è stato trasferito d’urgenza al Policlinico Gemelli, dov’è tuttora ricoverato.

Resta ora da capire cosa possa aver spinto la donna a scagliarsi con una tale violenza sul bambino. Un figlio adottato da pochi mesi, voluto fortemente, nonostante lei e suo marito, entrambi 50enni, avessero quasi raggiunto il limite d’età previsto dalla legge per l’adozione.

La coppia abita nel centro di Viterbo ed è sposata da più di vent’anni. Il marito, un uomo italiano di circa cinquant’anni, solo in un secondo momento ha saputo cos’era successo.

L’uomo, infatti, era ricoverato in ospedale. Né lui né la moglie avrebbero mai avuto problemi psichici o precedenti penali.

Sarà compito della squadra mobile fare ulteriormente luce sulla vicenda.

10 febbraio, 2010 - 16.50