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“Eluana purosangue della libertà”

<br /> Beppino Englaro

Beppino Englaro

Altro che accanimento. Eluana ha subito una vera e propria violenza terapeutica”.
Non usa mezzi termini Beppino Englaro, per descrivere il calvario della figlia Eluana. Quella bella ragazza mora che il 18 gennaio 1992 si schiantò con la sua auto contro un muro, aprendo un capitolo di inaudita sofferenza per sé e per i suoi cari.

Il dolore di quegli anni Beppino lo ha trasformato in forza, per urlare il dramma di sua figlia in faccia a chi voleva prolungare la sua agonia. E lo ha raccontato nelle pagine del suo libro “La vita senza limiti – La morte di Eluana in uno stato di diritto”, presentato sabato a Viterbo alla rassegna Il Salotto delle 6. E dedicato ai magistrati che non sono schiavi di alcun potere.

“Eluana è stato un puro sangue della libertà” ha detto Beppino alla folla che, per ascoltarlo, ha riempito la sala conferenze di Palazzo Gentili.

“Non è vero che è stata sottoposta ad accanimento terapeutico. La sua è stata una violenza terapeutica. Le è stato imposto un sondino di Stato per 17 anni”. Parole dure, quelle di Beppino. Lanciate contro un governo che ha la sua parte di responsabilità. E che gli ha voltato le spalle per anni quando, dal 1999, chiedeva di interrompere l’alimentazione forzata di Eluana.

Una risposta dallo Stato è arrivata dopo nove anni di attesa. Durante i quali, forse, qualsiasi altro padre avrebbe deciso di farsi giustizia da solo. Ma Beppino no. Non ha mai ceduto alla tentazione di staccare il sondino che la teneva in vita. Ha voluto affidare sua figlia alla legge. Ma la crudeltà di quell’attesa, Beppino non la dimentica.

“La morte di Eluana, per il modo in cui è avvenuta non è stato un fatto privato. Non riguarda solo la sua vicenda personale e quella di mia moglie e mia, ma è stata la conseguenza delle imposizioni di uno stato etico, che per anni le ha negato il rispetto delle sue volontà”.

E la storia, secondo Beppino, è destinata a ripetersi all’infinito. Con altre Eluane che, come sua figlia, vedranno calpestata la loro libertà. Merito, ancora una volta, dello Stato. E, in particolare, della legge del fine vita all’esame del Parlamento. Una legge sbagliata, secondo Beppino, perché “toglie ai cittadini un diritto garantito dalla Costituzione: quello di decidere se accettare o no la somministrazione dei trattamenti terapeutici”.

Quanto al suo futuro in politica, del quale già si vocifera dato che è iscritto al Pd, Beppino è stato categorico. “Non accetterò alcuna candidatura – ha dichiarato, irremovibile -. Sono e resterò un vecchio socialista. Mi sono iscritto al Pd per sostenere la candidatura di Ignazio Marino alla segreteria nazionale del partito, perché la sua battaglia per i diritti civili era ed è anche la mia. Ma non intendo fare politica. Continuerò a lottare per l’affermazione dei diritti e della libertà di scelta di ogni singolo cittadino”.