Invia questo articolo Stampa questo articolo
Condividi: Queste icone linkano i siti di social bookmarking sui quali i lettori possono condividere e trovare nuove pagine web.
  • Webnews
  • Digg
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • LinkedIn
  • Live-MSN
  • MySpace
  • OKnotizie
  • Technorati
  • YahooMyWeb
  • TwitThis
Ginevra -Sarà riprodotto dai fisici

Al Cern un big bang in miniatura

Un Big bang in miniatura. Sarà riprodotto dai fisici del Cern nell’Lhc, l più grande acceleratore di particelle mai costruito dall’uomo che corre a 100 metri di profondità sotto il confine franco-svizzero alle porte di Ginevra.

I due raggi di protoni ad altissima velocità che giravano da alcune settimane nell’anello di 27 chilometri e mantenuto a – 271°C sono stati fatti finalmente scontrare all’energia record di 7 TeV (trilioni di elettron Volt), in un evento mai osservato prima in nessun laboratorio.

Il record è arrivato dopo una mattinata piena di nervosismo per i due primi tentativi di collisioni tra i fasci andati a vuoto, prima per un salto di corrente, poi per l’attivazione del nuovo sistema di sicurezza. Alle 13.06 i due fasci di protoni sparati ognuno a 3,5 TeV si sono finalmente scontrati producendo una serie inedita di prodotti di collisione, dei veri e propri “fuochi artifciali” che hanno lasciato a bocca aperta i ricercatori.

“Quando abbiamo visto le prime collisioni – spiega Fabiola Gianotti, responsabile dell’esperimento Atlas, uno dei quattro rivelatori collocati lungo l’anello di Lhc – è stato immediatamente chiaro che ci stavamo confrontando con livelli di energia mai visti prima”.

Lhc, la cui costruzione è stata avviata nel 1991 ed è costato oltre otto miliardi di euro, con l’esperimento di oggi ha suprarto di oltre tre volte la potenza del Tevatron, l’acceleratore statunitense che raggiunge appena i 2 TeV.

Il compito dei fisici, che con questi esperimenti mirano a riprodurre le prime fasi dell’Universo e ad aprire le porte a una nuova fisica, va detto subito che non era semplice. “A queste energie – spiega Steve Myers, direttore degli acceleratori e della tecnologia del Cern – allineare due fasci di protoni è come far scontrare due aghi sparandoli dalle sponde opposte dell’Altantico”.

Nelle prossime settimane sono attesi i primi dati che potrebbero portare alla scoperta di nuove particelle, ma intanto è già scongiurato il tanto mediatizzato pericolo di buchi neri. Secondo i ricercatori dell’Accademia delle scienze russa, del Cern e dell’Università della California che hanno esaminato la questione, dei buchi neri sarebbero effetivamente possibili, ma certamente talmente piccoli e poco potenti da non presentare alcun rischio né per i ricercatori, né per il territorio circostante.

30 marzo, 2010 - 16.49