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L'angolo della psicologia

Mamma, come nascono i bambini?

di Angelo Russo

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Mamma come nascono i bambini?

I grandi occhi, dall’aria furbetta e incuriositi, puntavano la mamma che, colta di sorpresa, guardava in aria come per cercare la risposta che guarda caso era quasi sempre la stessa, al massimo con una variante: “ti ha portato la cicogna!” Oppure: “sei nato sotto un cavolo!”.

Oggi pensando a tali risposte, ci viene da sorridere. Ma non c’è da stare molto allegri… La problematica è seria e complessa, la sessualità è tutt’ora ancorata ad antichi tabù difficili da debellare.

Non possiamo negare che attualmente le informazioni a riguardo vengono imboccate, apparentemente, con più spregiudicatezza, in realtà nella migliore delle ipotesi sono accompagnate da senso di vergogna e disagio.

In molteplici casi l’argomento è trattato con poca chiarezza, approssimativamente o in modo fuorviante. A volte si glissa sull’argomento senza dare risposte.

Si parla molto di sesso ma in modo poco corretto. La letteratura, particolarmente quella freudiana, ci rimanda al fatto che le basi per uno sviluppo armonico della personalità si gettano nella prima infanzia.

In questa fase fondamentale della vita, l’individuo apprende, altresì, ad accettarsi o verificare stati dolorosi accompagnanti al rifiuto di se stesso. A seconda di come viene sperimentato lo sviluppo può nascere un senso di angoscia o, al contrario, essere favorita la serenità.

L’atteggiamento dei genitori e degli educatori, rispetto alla sessualità, è di fondamentale importanza: più la comunicazione sarà semplice e corretta, naturale e serena, più i figli cresceranno nell’equilibrio.

La scuola ha il dovere di sostenere gli sforzi dei genitori aiutandoli, quando è possibile, nel difficile compito. L’autonomia scolastica, e la sensibilità di molti dirigenti, ha consentito a molti esperti di entrare nelle aule ed offrire il loro contributo.

Un supporto educativo potrebbe essere quello di promuovere la conoscenza e l’amore per il proprio corpo favorendo nel bambino un tipo di sviluppo teso all’accettare e approvare la corporeità.

Rispetto alle molteplici curiosità nella prima infanzia, le domande di un figlio sulla propria nascita sono solitamente generiche. Non sarà difficile accontentarlo, può bastare una risposta breve e chiara, formulata usando le espressioni del suo stesso linguaggio.

Nell’età della scuola il bambino ha la tendenza a spingersi in misura maggiore nelle particolarità biologiche della propria vita, vuole vederle in rapporto con l’insieme di tutto ciò che lo circonda.

In linea di massima i bambini che a scuola interrogheranno spontaneamente i maestri sono quelli che a casa non hanno ottenuto risposte alle loro domande.

Gli educatori, per essere efficaci nel loro processo d’aiuto, dovrebbero essere capaci di dare una risposta vera e adeguata all’età e allo sviluppo dello scolaro.

Sul linguaggio da adottare per dare risposta ai quesiti sessuali dei bambini, vi sono pareri contrastanti soprattutto sul nome da attribuire alle parti genitali, maschili e femminili. In realtà dovrebbe essere semplice: pene e vagina.

Macché! Pisello, pipino, pesce, pistolino, farfallina, patatina, passerina, cosina, e chi più ne ha più ne metta. Siamo noi i primi a mascherare con dei nomignoli, e un po’ d’ansia, le parti sessuali, comunicando al bambino un messaggio nebuloso.

E’ come dire: per la mano, per l’occhio o per qualsiasi parte anatomica il nome è uno solo mentre per le parti sessuali esistono, chissà perché, tante varianti dialettiche. Un primo passo verso la chiarezza potrebbe essere rappresentato da un linguaggio senza tante interpretazioni “creative”.

D’altra parte sin dalla prima infanzia, siamo abituati ad attribuire nomi a oggetti e persone secondo una modalità familiare, successivamente ci apparterranno come un bagaglio genetico. Ciò che avremo appreso lo sentiremo come nostro e sarà facile comunicarlo. Un esempio: se avete chiamato vostro padre da sempre papà sarà molto difficile e faticoso passare a babbo o viceversa.

Allo stesso modo si può apprendere, da subito, che tra le gambe dei maschi e delle femmine ci sono il pene e la vagina e che sono gli organi della riproduzione. Questo non vuol dire precludersi il gusto, infantile, di giocare tramite l’ambiguità, a volte divertente sugli organi sessuali.

E se, per il piacere di una battuta, anche una favola può essere utilizzata a tal proposito.

Non ce ne voglia la Principessa se qualche volta abbiamo dubitato sul fatto che sia difficile non prender sonno con un piccolo pisello sotto uno strato di sette materassi… ma questa è un’altra storia…

Angelo Russo

27 marzo, 2010 - 18.52