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Non esiste una felicità assoluta da conquistare

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Anno 2010. Siamo in continua crescita tecnologica. Il modo di pensare e le relazioni interpersonali vivono dei grandi cambiamenti: sono diminuite le sfumature e si tende alla semplificazione razionale come nella matematica binaria su cui si basa il computer. Viva la tecnologia! Sta cambiando il mondo.

L’adeguamento al ritmo tecnologico sembra aver riattivato prepotentemente i concetti Darwiniani, mai del tutto sopiti, sulla selezione naturale della specie: chi non si adegua adattandosi all’ambiente soccombe.

E’ difficile pensare, oggi, ad un lavoro qualsiasi senza l’ausilio dei mezzi informatici. Grazie alla modernità è possibile raggiungere traguardi impensabili fino a qualche decennio fa. In tutti i settori. D’altra parte, l’utilizzo smodato della tecnologia, soprattutto nel virtuale, potrebbe far vacillare, i rapporti relazionali “vis” a “vis”.

Quale potrebbe essere la strada migliore? Che dilemma!

La psicologia c’insegna che non esiste una felicità assoluta da conquistare, ognuno a suo modo deve costruirsi attraverso percorsi personalizzati “la formula” per essere soddisfatto della propria vita. L’era attuale, nonostante le oggettive difficoltà economiche per molti, è quella del consumismo sfrenato. Spesso contraendo debiti.

‘ Essere, descritto da Fromm, vacilla nei confronti dell’Avere. Lo slogan: meglio tutto e subito. In questo scenario, d’altra parte, come contrapposizione, si moltiplicano i seguaci delle religioni e delle filosofie orientali che mirano alla spiritualità e alla ricerca interiore.

La storia di Andrea è rappresentativa. La sua infanzia trascorre nella norma, anche se, dall’età scolare, mostra una vivace curiosità e una capacità di ragionamento superiore ai suoi coetanei. Sostenuto dai suoi genitori è costantemente messo in condizione di sviluppare le sue precoci qualità che, tuttavia, troppo evolute per la norma, sono criticate e messe alla berlina dai compagni. I suoi ragionamenti appaiono troppo noiosi persino agli insegnanti stanchi delle domande dell’atipico allievo.

Tutto ciò crea ad Andrea delle forti inibizioni e un visibile cambiamento nel suo carattere tanto da portarlo a chiudersi in se stesso. Forte e drastica risposta ai ripetuti stimoli esterni. Ottenuto il diploma di maturità ha delle esperienze non soddisfacenti con una ragazza che, dopo un paio d’anni di relazione, lo lascia, stanca della poca concretezza del ragazzo.

A 32 anni Andrea è chiuso nella sua solitudine, senza conforto dei genitori che stentano a capire l’infelicità che lo affligge. Un viaggio in India sarà la svolta della sua vita. Comunica ai genitori, con una lettera, di aver trovato la strada per la soluzione positiva alla sua inadeguatezza. Vestito con una tunica arancione, alloggia alle pendici di una grande montagna, felice del suo romitaggio, in religioso silenzio. La madre, nei pochi contatti avuti, dice di sentirlo sereno in pace con se stesso e con il mondo.

Andrea, attraverso una modalità esasperata, ha trovato la salvezza nel Nirvana sintesi di tre grandi religioni indiane: il buddismo, l’induismo e il giainismo. Questa filosofia, i cui concetti si sono sviluppati principalmente nel buddismo, consiste nel raggiungimento di una pace interiore intesa come una condizione dello spirito che ha imparato a trascendere la passione e il desiderio. La civiltà lucida, perfezionista, impietosa e sorda alle richieste più sottile degli individui, ha spinto il ragazzo ad una scelta limite, alla ricerca di un antico bisogno dell’uomo: una sete mistica dell’irraggiungibile. Pur rispettando le scelte individuali, in linea di principio, l’essere umano tende più all’integrazione che all’isolamento.

E’ importante che l’uomo guardi dentro se stesso, ma il bisogno di solitudine deve mirare principalmente a ricavare le energie per capirsi meglio ed a relazionarsi in modo più attivo con gli altri.

Le fughe dalla realtà, paradossalmente, quando non sono fine a se stesse, e centellinata a piccole dosi, possono rappresentare il viatico per il reinserimento creativo nel mondo.

Nelle lettere di corrispondenza tra i grandi della psicologia Freud scriveva a Jung: “…abbandoni i suoi viaggi in giro per il mondo, c’è tanto bisogno di lei qui in Europa..” Jung, incurante delle sollecitazioni del maestro, continuava nel suo girovagare, stava colmando il suo bagaglio per tornare arricchito dall’ Oriente e continuare i suoi studi sulla psiche. Dalla esperienza dei viaggi predispose le basi per la sua grande opera: la psicologia analitica.

Angelo Russo