Invia questo articolo Stampa questo articolo
Condividi: Queste icone linkano i siti di social bookmarking sui quali i lettori possono condividere e trovare nuove pagine web.
  • Webnews
  • Digg
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • LinkedIn
  • Live-MSN
  • MySpace
  • OKnotizie
  • Technorati
  • YahooMyWeb
  • TwitThis
Politica -Lo scontro tra Berlusconi e il presidente della Camera

E Fini minaccia di andarsene

</p>

E’ scontro tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini. I due fondatori del Pdl si incontrati a pranzo.

Fini ha minacciato di costituire gruppi autonomi in Parlamento. Berlusconi avrebbe posto come condizione le dimissioni dalla presidenza della Camera.

Nel pomeriggio dagli ambienti della maggioranza si è saputo che Fini si è detto pronto a costituire suoi gruppi autonomi e ha accusato governo e Pdl di andare a traino della Lega.

Berlusconi avrebbe chiesto 48 ore di riflessione e replicato con altrettanta durezza: “Se lo farai, l’inevitabile conseguenza dovrebbe essere quella di dover lasciare la presidenza. E chi porta avanti iniziative autonome è naturalmente fuori dal partito”. Poi il Pdl ha smentito che il Cavaliere non avrebbe mai parlato della necessità che Fini si dimetta.

Dopo il pranzo con Berlusconi, Fini si è riunito con i suoi ex An.

Nello studio del presidente della Camera si sono riuniti il presidente vicario del Pdl a Montecitorio Italo Bocchino, il vicecapogruppo Carmelo Briguglio, il viceministro e segretario generale di FareFuturo Adolfo Urso e il sottosegretario all’Ambiente Roberto Menia, Giulia Bongiorno, presidente della Commissione Giustizia della Camera, Flavia Perina, direttore del Secolo d’Italia e parlamentare Pdl vicina a Fini.

Dopo la riunione un comunicato del presidente della Camera che recita: ”Berlusconi deve governare fino al termine della legislatura perché così hanno voluto gli italiani. Il Pdl, che ho contribuito a fondare, è lo strumento essenziale perché ciò avvenga. Pertanto il Pdl va rafforzato, non certo indebolito.

Ciò significa scelte organizzative, ma soprattutto presuppone che il Pdl abbia piena coscienza di essere un grande partito nazionale, attento alla coesione sociale dell’intero Paese, capace di dare risposte convincenti ai bisogni economici del mondo del lavoro e delle famiglie, garante della legalità e dei diritti civili, motore di riforme istituzionali equilibrate e quanto più possibile condivise. Ho rappresentato tutto ciò al presidente Berlusconi. Ora egli ha il diritto di esaminare la situazione e io avverto il dovere di attendere serenamente le sue valutazioni”.

15 aprile, 2010 - 19.26