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Morti per amianto, tre condanne per omicidio colposo

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Morti per amianto in una azienda palermitana, in manette tre ex dirigenti.

Il giudice di Palermo, Gianfranco Criscione, ha condannato per omicidio colposo plurimo e lesioni gravissime tre ex dirigenti della Ficantieri, Luciano Lemetti, Giuseppe Cortesi e Antonio Cipponeri. Lemetti ha avuto 7 anni e 6 mesi, Cortesi 6 anni e Cipponeri 3 anni. Tre anni sono stati condonati a tutti e tre gli imputati.

Gli ex vertici di Fincantieri sono stati condannati a risarcimenti milionari nei confronti dell’Inail, costituita parte civile. Il giudice ha condannato gli imputati a risarcimenti milionari anche nei confronti della Camera del Lavoro, di Legambiente e della Fiom.

La sentenza ha anche stabilito il diritto al risarcimento del danno alle parti civili costituite , in tutto 50 tra dipendenti ammalati ed eredi degli operai defunti.

Al centro del processo la morte di 37 operai deceduti per tumore ai polmoni, a causa dall’inalazione delle fibre di amianto, ma anche le lesioni riportate da altri 26 dipendenti che hanno contratto la malattia.

Nel corso del dibattimento, inoltre, Bruno Pesce, presidente dell’associazione “Famigliari vittime dell’amianto”, intervenuto in tribunale e Torino nella veste di terzo testimone del maxi processo contro i vertici della multinazionale svizzera, ha spiegato che “eravamo spiati” dalla Eternit.

Ma la testimonianza che più ha sconvolto i presenti è quella di un operario dell’azienda, che rivela: “Buttavamo gli scarti di amianto nel fiume Po ogni sabato. Ogni settimana si vuotava il residuo di amianto e cemento che c’era dentro i recuperatori e poi gettavamo tutto nel Po. È dal 1907 che è così. Materiale caricato su autobotti. Una quantità enorme”. A parlare è Ezio Buffa, operaio presso la Eternit dal ’54 al ’78.