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L'opinione di uno sporco comunista

La soluzione della regione-ciambella non è ottima

di Valerio De Nardo
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Su questo sito sia chi scrive sia Renzo Trappolini hanno già posto la questione legata alla possibile attuazione dell’articolo 114 della Costituzione e dell’articolo 24 della legge 42 del 2009, che prevedono la costituzione della Città metropolitana di Roma Capitale.

In particolare si è richiamata l’attenzione sulle conseguenze che ciò avrebbe sulle altre province del Lazio e, quindi, anche sulla Tuscia.

Le dichiarazioni e le iniziative politiche delle ultime ore paiono imprimere un qualche impulso alla riflessione su tali questioni.

Difatti il presidente della Provincia di Frosinone, Antonio Iannarilli, chiede «una Regione Lazio che sia composta da Rieti, Frosinone, Latina, Viterbo ed una parte della Provincia di Roma.

E parrebbe non trattarsi di una semplice provocazione, dato che il 17 maggio, all’abbazia di Fossanova, le province di Frosinone e Latina riuniranno i consigli provinciali congiunti per adottare la deliberazione con cui chiedere il referendum per staccarsi da Roma.

Un processo, questo, che richiederebbe altresì l’approvazione di un terzo dei consigli comunali delle aree interessate.

Sulle cronache locali dei principali quotidiani nazionali, ho avuto quindi modo di leggere le dichiarazioni del sindaco di Viterbo, Giulio Marini, il quale ritiene che «il Lazio così come è non è più attuale. O ci stacchiamo da Roma o diventiamo una regione a statuto speciale, nella quale i poteri della Capitale siano estesi a tutto il territorio». Il timore di Marini è che i nuovi poteri attribuiti a Roma releghino ai margini le province.

Mi rendo conto che il dibattito sui temi istituzionali non sia semplice né appassionante, eppure credo che le rappresentanze amministrative, le forze politiche, il mondo del lavoro, dell’impresa, della cultura non possano rimanere inerti delegando agli “ingegneri istituzionali” la soluzione dei problemi.

Personalmente, ad esempio, ritengo che la soluzione della regione-ciambella non sia quella ottimale, ma mi piacerebbe confrontare questa opinione con quella di chi, nella Tuscia, avesse altre idee. Inoltre: se una parte di Roma non rientrasse nell’area metropolitana, in quale assetto istituzionale si inserirebbe?

Valerio De Nardo

5 maggio, 2010 - 17.57