Resti umani in un pozzo, si riapre il caso De Luise
Si riapre il caso della bambina scomparsa nel nulla 35 anni fa.
Spunta una lettera anonima scritta al fratello ”E’ stata violentata e nascosta”.
La ragazzina era scomparsa il 12 maggio 1975 a Montemurro, nel potentino, di Ottavia De Luise, allora dodicenne. Della bambina si persero le tracce 35 anni fa e dopo sommarie indagini condotte dai carabinieri del paese, nessuno si occupò del caso.
Ora la polizia, spinta anche dal clamore mediatico che la storia sta riscuotendo sulla scia del caso Claps, ha deciso di avviare le indagini ripartendo dagli ultimi avvistamenti della bambina.
Ottavia De Luise a Montemurro è per tutti “la bambina scomparsa sulla via vecchia per Armento”: è su quella strada che collega i due paesi, infatti, che fu vista per l’ultima volta.
Ed è proprio nel pozzo di una masseria che si trova nei pressi di quella strada che ieri la Polizia scientifica ha trovato dei “reperti”, forse resti umani, che sono stati consegnati ad un medico legale per le analisi di rito.
A portare gli investigatori su quei terreni è stata anche una lettere anonima fatta recapitare due anni e mezzo fa al fratello di Ottavia, Settimio De Luise, in cui si invitava la famiglia a non cercare più la bambina poiché «era stata violentata, uccisa, e poi nascosta”.
Le ricerche sono condotte dal capo della squadra mobile di Potenza, Barbara Strappato che, in seguito ad una segnalazione di Gildo Claps, fratello di Elisa, ha incontrato Settimio De Luise e immediatamente avviato le indagini che nel 1975 non portarono a nulla.
Nei verbali redatti dai carabinieri dell’epoca è riportato che la bambina subiva abusi da parte di anziani residenti a Montemurro in cambio di poche centinaia di lire.
Tra questi vi era anche Giuseppe Alberti noto in paese come il «viggianese» perché originario di Viggiano (Potenza) che all’epoca della scomparsa della bambina aveva 52 anni. L’uomo, ormai deceduto, non fu mai processato per le molestie perché la famiglia De Luise non sporse denuncia nei suoi confronti e in quegli anni gli “atti di libidine” (sostituiti nel codice dalla “violenza sessuale”) erano perseguibili solo su denuncia di parte.
Settimio De Luise ha ora deciso di sporgere denuncia contro il brigadiere dei carabinieri che guidò le indagini nel 1975 per favoreggiamento. Lo ha annunciato ieri sera durante il collegamento con la trasmissione di Raitre “Chi l’ha visto?” nel corso della quale ha anche saputo del ritrovamento dei reperti nel pozzo-cisterna della masseria. “Finalmente – ha detto – il desiderio di mia madre di ritrovare Ottavia potrebbe essere esaudito”.