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Sul delta del Mississipi si attende la marea nera

<p>Barack Obama</p>

Barack Obama

Sul delta del Mississipi si aspetta con ansia l’impatto della marea nera e l’inevitabile disastro ambientale.

Gli sforzi per contenere il flusso di greggio ha prodotto per ora risultati limitati. Le fragili barriere naturali delle paludi del delta, il brutto tempo e le onde marine alte oltre due metri rendono tutto più complicato mentre cresce la rabbia della gente del luogo contro la British Petroleum (principale responsabile, anche per la reticenza iniziale) e la Casa Bianca, accusata di essersi mossa troppo in ritardo.

Oggi il tempo peggiorerà ancora, su tutta la zona sono previste forti tempeste e anche il programma di Obama, che arriverà nella tarda mattinata, potrebbe subire qualche contrattempo.

E dalla Bp arrivano messaggi contraddittori. Uno dei più alti dirigenti ha detto al New York Times che il colosso petrolifero ha “usato praticamente tutti i mezzi a disposizione”. Ma qualche ora dopo il colosso petrolifero ha annunciato che potrebbe andare a buon fine in una settimana il tentativo di ingabbiare la perdita con una cupola.

“Le coste sono state solo parzialmente toccate” sostiene l’ammiraglio Thad Allen, comandante della guardia costiera, da ieri capo dell’unità di crisi chiamata a gestire il disastro annunciato.

Nelle sue parole non molto ottimismo: “Sono in corso operazioni massicce”, ma è “logico” prevedere che la marea “arriverà sulla terraferma” e potrebbe anche “condizionare la navigazione in tutta l’area”.

Il vento che soffia da sudest la spingerà per settimane anche verso Mississippi, Alabama e Florida e nello scenario più drammatico potrebbe provocare un disastro ambientale fino alle barriere coralline delle Keys a sud di Miami.

Per i pescatori del delta del Mississippi l’incubo è quello della bancarotta totale e della perdita del lavoro per anni, se non per decenni, qualcuno ipotizza che potrebbe essere “peggio dell’uragano Katrina”.

Cercano di salvare tutto il salvabile, raccolgono i gamberi, le ostriche, i granchi prima che sia troppo tardi, molti hanno firmato un accordo con la Bp che gli ha offerto un lavoro temporaneo per “ripulire il mare”, altri hanno rifiutato. In mare aperto le barche non ci vanno più, è possibile solo fare un giro di un paio d’ore lungo i corsi d’acqua che formano il delta del più grande fiume degli Stati Uniti e anche inoltrandosi un po’ tracce del greggio non se ne vedono ancora.

Come ancora non c’è traccia, aparte casi isolati che si contano seulle dita di una mano, di animali colpiti dalla marea. A Venice la situazione è un po’ surreale, tutti sanno quello che sta per accadere ma di visibile c’è poco o nulla.