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C’erano una volta Mario e Luisa…

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Vorrei raccontarvi una fiaba.

In un Paese lontano lontano, vivevano un uomo e una donna: Mario e Luisa.

Fin da adolescenti, Mario e Luisa si innamorano l’uno dell’altra, ma devono tenerlo nascosto perchè la società in cui vivono non capirebbe. Crescendo, il loro amore cresce con loro e decidono di andare a vivere insieme, ma non possono sposarsi perchè le leggi del loro Paese glielo impediscono.

Luisa decide comunque di andare a vivere con Mario: lascia la sua casetta e va a vivere con il suo compagno, in un appartamento assegnato a Mario dall’Istituto Case Popolari.

Al lavoro, i nostri due protagonisti devono fingere di essere single, perchè se si sapesse in giro che stanno insieme le possibilità di una promozione si volatilizzerebbero, oppure sarebbero fatti oggetto di mobbing, o presi in giro o, in alcuni casi, licenziati senza giusto motivo. In quel Paese lontano lontano, c’è gente fatta così.

Nonostante tutto, Mario e Luisa continuano a stare insieme, sfidando ogni giorno certi sguardi sdegnati dei condomini e sostenuti, di tanto in tanto, da qualche altro cittadino del loro Paese che capisce la loro situazione. Anzi, talvolta hanno anche la fortuna di incontrare gente che gli dice che “figurarsi, alcuni dei miei migliori amici sono gente come voi”. Ma, sotto sotto, quella stessa gente si augura in cuor suo di non aver mai figli cui capiti la sorte di Mario e di Luisa.

Incoraggiati da queste sporadiche dimostrazioni di solidarietà, i due si illudono di poter vivere una vita normale, e siccome la natura ha disposto che non possono avere figli, decidono di adottarne uno. Invano: le leggi di quel Paese lontano lontano non prevedono che Luisa e Mario possano adottare un bambino.

Tra alti e bassi e nonostante i limiti imposti dalla società in cui vivono, la vita di Mario e Luisa scorre come scorre la vita di tutti gli altri cittadini di quel Paese lontano lontano: tra giorni talvolta felici, talvolta tristi, talvolta colmi di speranza nel futuro e talvolta con la certezza che la loro situazione non cambierà mai.
Una sera, rientrando a casa, vengono pestati a sangue da un gruppo di ragazzotti. Il motivo? Si tenevano per mano, e questa cosa ai ragazzotti davvero non va giù.

Il fatto è, vedete, che in molte città di quel Paese lontano lontano esistono bande di ragazzotti per cui andare in giro a pestare gente come Mario e Luisa è un divertimento serale. I nostri due protagonisti, in quella calda sera d’aprile, chissà perchè, se n’erano dimenticati. O forse, per una sera, avranno voluto sentirsi come gli altri. Chissà.

Un importante uomo politico, invece di condannare il gesto dei ragazzotti, dichiara che sarebbe meglio se la gente come Mario e Luisa evitasse di tenere atteggiamenti provocatori quando cammina per la strada. Tenersi per mano? Se la sono praticamente cercata.

I ragazzotti vengono processati e rimandati a casa con l’equivalente giuridico di una bacchettata sulle dita, perchè per la legge di quel Paese picchiare gente come Mario e Luisa non è un’aggravante.

Invecchiano, vanno in pensione e si preparano a concludere tranquillamente la propria vita: certo, i soldi della pensione non sono molti, ma avendone una a testa si riesce a sopravvivere tranquillamente. E poi, in fondo, sono insieme.

Ma la vita, si sa, spesso ha in serbo sorprese poco piacevoli: Mario si ammala di una malattia degenerativa e ha bisogno di essere ricoverato. Luisa, che a rigor di logica sarebbe la persona più adatta a parlare coi dottori perchè ha vissuto con Mario per quarant’anni ed è l’uomo che ha amato e che ama, si vede negare l’accesso in clinica ed ogni potere decisionale sulla terapia di Mario (oramai incapace di intendere e di volere) perchè non essendo sposati, giuridicamente Luisa non è nessuno.

Delle sorti dell’uomo si impadronisce la sua famiglia, che ha sempre detestato Mario e non ha mai sopportato la sua unione con Luisa.

Luisa viene definitivamente e senza appello allontanata da Mario: in quel Paese lontano lontano non c’è uno straccio di legge che difenda i suoi diritti.

Mario muore, e Luisa non può nemmeno organizzare il funerale, scegliere come vestirlo, accompagnarlo nell’ultimo viaggio: deciderà tutto la famiglia di Mario. Al funerale, Luisa siede nell’ultima panca della chiesa: è espressa volontà della famiglia che lei non sia presente, ma Luisa ha fatto di testa sua. Chiamiamola pure un’ultima scelta coraggiosa.

Al rientro a casa, Luisa scopre che non ha più nessun diritto di restare nella casa in cui vive (era intestata a Mario, ricordate?), e al suo posto subentra una famiglia cui lo Stato ha dato il permesso di sposarsi e fare figli: erano più in alto di Luisa nella graduatoria. E, ovviamente, non può nemmeno vedersi aggiudicata la pensione di reversibilità di Mario.

Allora, bambini, vi è piaciuta la mia fiaba? E vi piace questo Paese lontano lontano? Vorreste andarci a vivere? Se la risposta fosse “no”, mi duole comunicarvi che è vicino vicino e ci state già vivendo dentro: è l’Italia.

Solo che Mario e Luisa si chiamano Mario e Luigi.

Alfonso Antoniozzi