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Come avete potuto uccidere Attilio?

<p>Attilio Manca</p>

Attilio Manca

Pubblichiamo un ricordo di Attilio Manca scritto dalla madre Angela – Ancora una lunga estate da trascorrere senza la presenza del mio amato figlio Attilio.
Con Attilio andavamo a villeggiare nella casa estiva di Tonnarella.
Tonnarella, luogo a lui particolarmente caro… “Mamma, quando sarò vecchio mi ritirerò in questa casa in mezzo al verde e vicino al mare e dedicherò tutti i giorni che mi rimarranno alla lettura e ai miei hobbyes”.

Sogni, speranze, progetti spezzati da mani assassine.

Tonnarella: la casa che d’estate diventava un via vai di amici, dove la musica in sottofondo accompagnava tutti i momenti della giornata, dove la serenità e l’allegria regnavano sovrane. Non riesco più ad andare in quella casa, la tristezza e il dolore prendono il sopravvento. Gli amici sono spariti.

Tonnarella: il luogo dove si spostava indisturbato Bernardo Provenzano su una Polo nera. La sorella del boss Bisignano dice che anche le panchine sapevano che lui era qui.

Tonnarella: il luogo dove continuano a vivere quelli che hanno protetto la latitanza di Provenzano e, magari, hanno partecipato materialmente all’omicidio di mio figlio.

Mi voglio rivolgre a loro: come potete continuare a vivere con un macigno che pesa sul vostro cuore?

Come avete potuto uccidere barbaramente una persona buona, che cercava di vivere serenamente la sua vita, aiutando quelli che avevano bisogno di lui?

Ma non vi illudete, prima o poi dovete rendere conto alla giustizia umana e divina, ma soprattutto alla vostra coscienza.
Angela Manca


Caso Manca, si decide sull’archiviazione.
Si terrà domani, venerdì 16 luglio, al tribunale di Viterbo, l’udienza per la decisione sull’archiviazione della vicenda di Attilio Manca.

Il giovane urologo di Belcolle fu trovato cadavere nella sua casa in via Santa Maria della Grotticella, a Viterbo, il 12 febbraio 2004. A causarne la morte, come accertato dall’autopsia, l’effetto combinato di tre sostanze, presenti nel sangue e nelle urine di Attilio: alcolici, eroina e Diazepam (il principio attivo contenuto nel sedativo Tranquirit). Sul suo braccio i segni di due iniezioni.

Per la Procura di Viterbo non c’è dubbio che si sia trattato di suicidio. Il pm Renzo Petroselli ha chiesto per tre volte l’archiviazione del caso, incontrando sempre la dura opposizione della famiglia Manca, assistita dal legale Fabio Repici.

La madre e il fratello di Attilio sono convinti che dietro la morte del giovane medico ci sia la mano della mafia. Attilio, infatti, potrebbe aver assistito all’intervento alla prostata al quale fu sottoposto Bernardo Provenzano, nella clinica di Marsiglia.
Il “capo dei capi”, uccidendo il giovane urologo, avrebbe potuto liberarsi dell’unico testimone italiano del “viaggio della speranza” che il boss compì in Francia nell’ottobre 2003. A rinsaldare la tesi dei Manca, l’improvvisa trasferta in Francia di Attilio, che sarebbe avvenuta proprio nell’autunno 2003.
L’inchiesta è congelata alla fase delle indagini preliminari. Dopo l’incidente probatorio sulle tracce di dna trovate nell’appartamento di Attilio, la Procura si è fermata.

Il gip Gaetano Mautone, finora, ha sempre accolto i ricorsi della famiglia Manca alle richieste di archiviazione del pm.
Nell’udienza di domani, Mautone è chiamato ancora una volta a decidere se chiudere definitivamente il fascicolo o riaprirlo. In tal caso, le indagini sulla vicenda di Attilio dovranno andare avanti. Prendendo, perché no, in considerazione la misteriosa impronta nel bagno di Attilio. O quelle due siringhe che, in sei anni, come sottolinea la famiglia Manca, non sono mai state analizzate.