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Melfi -La Fiom continua a difendere i tre in un confronto con i legali della Fiat

Braccio di ferro con gli operai licenziati

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Antonio Lamorte. Giovanni Barozzino e Marco Pignatelli erano stati reintegrati al lavoro lo scorso 13 luglio.

Ma il ritorno nella fabbrica di Melfi è durato ben poco. Il tempo di prendere visione e bocciare la condizione proposta dall’azienda: tornare in fabbrica per esercitare la sola funzione sindacale, con regolare retribuzione dello stipendio, senza mai oltrepassare lo spazio di una stanzetta destinata alle riunioni.

Fino al 6 ottobre prossimo, data dell’udienza in cui l’azienda chiederà di ribaltare la sentenza del Tribunale di Melfi.

Per la Fiom, che le scorse elezioni per il rinnovo delle Rsu hanno proclamato primo sindacato in Sata, solo una beffa. Un’ora: tanto è durato il confronto con i legali Fiat e con il responsabile del personale dello stabilimento nei locali della vigilanza.

Poi, i tre, accompagnati dal segretario della Fiom Basilicata, dal legale del sindacato e dall’ufficiale giudiziario, sono usciti definendo inaccettabile la proposta aziendale. “Denunceremo l’azienda per non aver dato attuazione all’ordinanza di reintegro” annunciano il leader lucano della Fiom, Emanuele De Nicola e il responsabile del settore auto del sindacato, Enzo Masini (l’esposto sarà presentato in serata presso i carabinieri di Melfi).

L’avvocato della Fiom, Lina Grosso, aggiunge che verrà inoltrata al giudice del lavoro una richiesta di precisazione delle modalità di attuazione del decreto di reintegro dei tre lavoratori. E già ieri è arrivata un’ora di sciopero (adesioni al 5%, dice l’azienda).

24 agosto, 2010 - 11.15