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Berlusconi-Fini, è duello

<p> Silvio Berlusconi</p>

Silvio Berlusconi

Berlusconi e Fini sono ai ferri corti.

Nello stato maggiore del Pdl non circola molto ottimismo. Sono pochissimi quelli che scommettono in una navigazione che superi la prossima primavera. Tranne se Berlusconi non scenda a patti con Casini e Fini in un gioco di maggioranze variabili.

Cosa che non dovrebbe essere nelle sue corde. “Non faremo mai rimanere l’Italia sospesa tra le elezioni anticipate e l’ipotesi di un governicchio tecnico. Siamo sempre stati lontani dai giochi della politica politicante e da questo teatrino insulso e assurdo”. Ha assicurato il premier ai suoi fedelissimi.

“Il governo ha il dovere di andare avanti – spiega Berlusconi -. Lo chiedono gli italiani”.

Quello del premier è un crescendo di attacchi pubblici all’avversario, il leader di Futuro e Libertà, che ieri da Ottawa ha fatto una mossa azzardata da contropiede. Ha osservato che sulle dichiarazioni che il presidente del Consiglio terrà in Parlamento alla fine di settembre “ci deve essere un voto. Non ha senso fare il discorso senza un voto”.

I berlusconiani gli sono subito saltati addosso. Ecco, attacca Osvaldo Napoli, la dimostrazione che Fini non è un presidente della Camera superpartes, e per questo deve dimettersi. “Non è lui che decide se ci vuole un voto ma i capigruppo”.

Bossi, intanto, spera che Fini “ritorni in ginocchio da Berlusconi perché alla fin fine lui è migliore del democristiano Casini”. Intanto il suo amico Silvio ostenta, è sicuro di avere una maggioranza stabile, ma non vuole subire i ricatti degli “antiberlusconiani vecchi e nuovi”.

Di fatto il premier ammette che dalle urne potrebbe saltare fuori una maggioranza incerta o perfino due maggioranze diverse alla Camera e al Senato. Comunque un Paese ancora più spaccato tra Nord e Sud. Esplicitamente non lo ammetterà mai e ai sui amici di Gubbio infonde coraggio.