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Politica -Berlusconi disposto a rinunciare al processo breve pur di non mediare col presidente della Camera

“Con Fini non tratto più”

<p> Silvio Berlusconi</p>

Silvio Berlusconi

“Se devo scendere a una trattativa con Fini, allora dico subito che il processo breve non mi interessa più. Mandatelo pure su un binario morto. Perché io con quello non tratto più di niente, e nessuno è autorizzato per conto mio a trattare con lui, neppure i leghisti”.

Silvio Berlusconi sbotta e poi ascolta ciò che i suoi gli riferiscono dei finiani. Sul processo breve Italo Bocchino dice: “Noi non lo votiamo. Ma siamo disponibili a valutare ipotesi alternative se queste non danneggiano il sistema e i cittadini”.

Sono frasi come queste che mandano in bestia il Cavaliere. Cui i sondaggi riscaldano il cuore. Perché gli ultimi, che gli hanno consegnato appena ieri pomeriggio, lo mettono di fronte alla possibilità di un pieno successo anche al Senato, di una solida maggioranza, anche se si andasse a votare subito.

Tuttavia il capo del governo non rinuncia all’ultimo tentativo di verificare se per caso, dal Quirinale, non arrivi un effettivo segnale di distensione, l’indicazione che il processo breve si può approvare senza risse, solo con qualche piccola correzione. Perché, ragiona Berlusconi, se così fosse, Fini avrebbe in mano un’arma in meno da agitare.

Verificare qual è l’umore del Colle è la missione di Angelino Alfano, quella che lo porta nello studio del presidente alle sei del pomeriggio. Il ministro approfitta di un incontro in calendario da tempo. Trova un Napolitano soddisfatto per l’incontro con Michele Vietti. Ma fermo nel respingere qualsiasi tentativo di essere coinvolto in una trattativa preventiva sul processo breve, quasi ad autorizzare qualsivoglia modifica.

Ma Alfano fallisce con il diniego di Napolitano a qualsiasi via libera preventivo. Anzi, quel punto interrogativo lasciato in sospeso aggrava i timori di Berlusconi che, contro di lui, si chiuda la morsa di Fini da una parte e di Napolitano dall’altra.

Per questo a sera ribadisce che “quella legge tanto vale metterla su un binario morto”. Perché tanto è morta comunque.

3 settembre, 2010 - 10.41