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Una estate fantastica... -Interviene l'ex assessore provinciale alla cultura

La cabina di regia io la farei così…

di Renzo Trappolini
<p>Renzo Trappolini</p>

Renzo Trappolini

Caro Carlo,

ho letto la tua soddisfazione perché Viterbo, prima di Santa Rosa, ha dimostrato di avere tutti i numeri per darsi un ruolo nelle pagine culturali del Paese.

La condivido.

Ne avevo scorto gli annunci nell’ultimo periodo del mio impegno per la cultura in Provincia e, quando mi dissero di sloggiare, me ne andai sereno anche per quello che, capivo, sarebbe successo: i viterbesi “pubblico” rispondevano bene e i viterbesi operatori volontari (penso ad Andrea Baffo, ma anche a Mauro Morucci (non si offendano gli altri) “legavano” a Viterbo non viterbesi bravi (Vignati, Rossi, Moccia).

Insieme, questi, hanno inventato e realizzato cose grandi e mai sono stati “chiedoni” nei confronti delle istituzioni.

Piuttosto, hanno spiegato, dimostrato di credere in quel che facevano e di saper fare di conto, hanno trovato finanziamenti al di fuori degli enti locali e a questi hanno solo “proposto” non “domandato” di partecipare come potevano (se si guardano i bilanci l’apporto pubblico locale è ben poco).

Ci sono altre belle iniziative che non si svolgono nel capoluogo e quelle che adottano il modello di cui sopra sono di qualità eccellente. Una per tutte, il Fescennino d’Oro di Corchiano. Ma anche Tuscia in Jazz e ancora un buon numero.

Allora, giusto come scrive Massimiliano Mascolo “ridisegnare la torta dei finanziamenti pubblici per far campare tutti” a condizione, però, di consolidare la scelta che con i bravi dirigenti e funzionari del settore cultura della Provincia facemmo:

- destinare la fetta maggiore a iniziative in grado di conquistare, per qualità e originalità, mercati “vasti” (non di nicchia) cioè Italia e mondo (non è retorica in una città che ritiene di poter sognare un aeroporto);

- sostenere le altre iniziative identitarie locali “che sono molte e di pregio” se esclusivamente culturali (non fiere, sagre o processioni) con capacità di coinvolgere da protagonisti giovani e anziani, iniziando dalle scuole e di svolgersi, per valorizzarli, nei luoghi deputati alla cultura e spesso dimenticati come musei locali, teatri, biblioteche, archivi;

- offrire (non chiedere) ai privati di partecipare al sostegno finanziario contro regolamentato e trasparente ritorno di immagine, mantenendo però la regia e il coordinamento in mano agli enti locali (quello che facemmo con la Confindustria e il suo direttore Delli Iaconi per il premio Cardarelli: ringraziamento definitivo a Maurizio Costanzo per la parata di premiati frettolosi di una sera e ricerca, per l’appeal “vasto”, dell’originalità con un premio nazionale alla Critica letteraria, accompagnato da iniziative di presentazione di libri nella città del poeta per farne “crescere” la cultura. Ho conosciuto solo il numero zero del nuovo format. Poi, non so).

Ora:

Una proposta. Qualche giorno prima di lasciare l’assessorato alla cultura, d’accordo con il Comune e grazie all’entusiasmo del rettore Mancini e del direttore Cucullo, avevamo ipotizzato di trasformare il Consorzio delle biblioteche affidandogli il compito di organizzare e gestire un grande spazio accanto all’università.

Primo passo per farlo diventare una sorta di cabina di regia dell’intera attività culturale della Tuscia, con la partecipazione dei maggiori enti locali, dell’ateneo, della Fondazione Carivit (che per statuto anche alla cultura si dedica), delle Curie e l’accompagnamento di una consulta di imprese interessate ad investire in cultura.

Non una nuova società, né un’agenzia o altro marchingegno per spendere soldi in uffici e burocrazia, ma utilizzando l’apporto tecnico delle funzioni cultura degli enti, rinvigorimento (ma per statuto, niente nuovi impiegati e incarichi gestionali gratuiti) dell’organismo pubblico consortile con apertura ai privati, per mettere insieme progetti e risorse, fare scelte di politica culturale condivise, coordinarne la realizzazione, promuovere le collaborazioni più vaste.

Per ragioni burocratiche lo spazio non si è potuto ottenere e la biblioteca, nonostante l’impegno degli addetti, langue succhiando risorse pubbliche eccessive ma obbligate per tenere in piedi quattro sedi (tante erano). Si può riprendere il discorso? Cosa ne pensano Marini e Meroi?

Un sassolino. Nel 2007 fu detto che all’assessorato alla cultura era stata “tolta” la gestione del Festival Barocco. Non è vero, perché verificandone la “principale finalità turistica” (!) – provvedeva in precedenza l’Apt – ed essendone stato interessato proprio a ridosso, mi pare a luglio inoltrato, ne rispettai (felice) l’anzidetta finalità.

Caro Carlo, hai ragione ci sono intellettuali ed intellettuali, scrittori e scrittori.

Di Riccardo Bacchelli, l’antico direttore del Messaggero, Mario Missiroli diceva: “Bacchelli si pubblica, non si legge” (E non è il solo. Però costano)

Renzo Trappolini

26 settembre, 2010 - 18.27