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UNa estate fantastica... - Interviene De Nardo

La cultura non si fa con i fichi secchi

di Valerio De Nardo
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Vorrei entrare nel dibattito che Carlo Galeotti ha aperto sulle iniziative culturali nel Viterbese da una prospettiva “tangenziale”.

Mi trovo da qualche settimana in un gruppo di lavoro di Federculture, l’associazione che riunisce regioni, enti locali, istituzioni, società, fondazioni e associazioni culturali. Questo gruppo è stato, forse un po’ enfaticamente, definito unità di crisi.

La “crisi” che ci troviamo ad affrontare nasce dalle misure del decreto numero 78 dello scorso 31 maggio, ossia dall’ultima manovra di Tremonti, che ha operato un forte intervento normativo e finanziario, incidendo pesantemente sui bilanci dello Stato, delle regioni (in particolare su trasporto pubblico locale e servizi sociali) e degli enti locali, con una drastica diminuzione dei trasferimenti in loro favore.

Sul fatto che, dopo la crisi greca, i conti pubblici andassero in qualche modo messi in sicurezza credo non vi fossero molti dubbi. Ma sulle scelte operate è più che legittimo discutere.

In questo senso le risorse destinate alla cultura, già in partenza piuttosto pochine, sono state pesantemente ridotte: ricordate l’elenco degli enti a cui veniva d’un tratto tagliato qualsiasi finanziamento statale? Solo dopo le proteste, che si sono levate, quei tagli sono in piccola parte stati attenuati.

Ma anche il profilo normativo incide pesantemente sulla possibilità di operare nel mondo della cultura.

Un solo esempio: fatta 100 la spesa sostenuta per le mostre nel 2009, nel 2011 sarà possibile alle amministrazioni spendere solamente 20 di quella cifra per sostenere analoghe iniziative.

Tant’è che l’assessore alla cultura del comune di Roma, Umberto Croppi, fa presente come al palazzo delle Esposizioni sarà possibile fare la sagra delle melanzane o il torneo di scacchi, ma non portare Caravaggio o Van Gogh…

E poi quando, seccamente, il decreto vieta “sponsorizzazioni” da parte degli enti locali intende forse che non sarà più possibile concedere contributi diretti a singole manifestazioni, ma tutto debba passare attraverso procedure ad evidenza pubblica? La risposta a tale quesito cambia la stessa modalità operativa di molti interventi di finanziamento delle attività culturali.

Si tratta di scelte politiche discutibili, contrastabili ma che, oggi, sono un dato di fatto con il quale dover fare i conti, generando un rapido mutamento di scenario: con una diminuzione di risorse pubbliche destinate alla cultura e con ulteriori limitazioni alla stessa agibilità amministrativa degli enti ad operare in questo campo.

Devo dire che, pertanto, l’enfasi fantozziana di Carlo mi trova sostanzialmente d’accordo: arrivano tempi che, di fronte ad un restringimento delle stesse possibilità di intervento delle pubbliche amministrazioni, porteranno ad una selezione naturale delle iniziative e magari scopriremo che il Premio Cardarelli ha molta più strada da percorrere di quanto possa apparire nel furore polemico del direttore di Tusciaweb.

L’essenziale, a mio parere, è che cabine di regia o fondazioni non intendano affermare una linea “dirigistica”, che mal si concilia con il talento, l’innovazione, la creatività, linfa vitale del mondo culturale. Un mondo, è bene averlo presente, che è anche economia, occupazione, in grado di generare sviluppo senza aeroporti, centrali nucleari e depositi di scorie.

Il 2011 confermerà ancor di più che per la cultura le nozze non si possono fare con i fichi secchi. Servono idee e capacità di realizzarle, contenuti e capacità manageriali. Sicuramente non saranno più consentite rendite di posizione di alcun genere.

Valerio De Nardo

29 settembre, 2010 - 20.31