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I have a dream: Sposetti, Parroncini e Fioroni insieme

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Ho fatto un sogno ed ero molto felice.

Fioroni, Sposetti e Parroncini si tenevano per mano e precedevano una folla festante e sorridente.

Mi sembrava di guardare, in una versione aggiornata, il “Quarto Stato”, il famoso quadro di Pellizza da Volpedo.

Cosa era successo?

I nostri, nel corso di alcuni incontri, avevano redatto e sottoscritto un documento nel quale si affrontano i problemi più urgenti del Viterbese a cominciare dall’agricoltura, indicando alcune possibili soluzioni, precisandone i costi e le possibili fonti di finanziamento, dall’Unione Europea, al governo, alla Regione, alla Provincia e, perché no, ai privati.

Un documento importante e significativo che ridà prospettive a una terra che appare nuovamente abbandonata ed emarginata, anche dopo l’approvazione del decreto su Roma Capitale.

Avevano anche deciso di tenere insieme assemblee e incontri nei paesi della Tuscia e di prendere iniziative a Bruxelles, in Parlamento e alla Regione.

La conferenza per illustrare il documento che, nel frattempo era stato approvato dagli organismi dirigenti del Pd provinciale, aveva avuto un grande risalto sulla stampa e nelle tv locali e le prime assemblee registravano una notevole partecipazione. Il Pd era tornato ad avere il “pallino” in mano.

Delusione profonda al mio risveglio.

La realtà, purtroppo ben diversa, ha subito ripreso il suo posto. I nostri non sono uniti. Ognuno, almeno così sembra, parla per sé, manca un giuoco di squadra e in questa situazione emergono polemiche e incomprensioni.

Perché questo accade?

Veramente difficile dare una spiegazione razionale.

Ne azzardo una che ha, però, il difetto di apparire superficiale e, forse, semplicistica. La nostra provincia è di modeste dimensioni; il centrosinistra può, pertanto, eleggere solo un senatore, un deputato e un consigliere regionale.

Fioroni è un apprezzato dirigente nazionale, Sposetti si è conquistato un notevole prestigio ed è conosciuto in tutto il Paese, Parrocini si è affermato nel Lazio e in Regione è uno dei cosiglieri più autorevoli. Esiste tra loro una competizione per non perdere la posizione raggiunta in anni di impegno e di lavoro. Per altro verso, riconoscendosi nell’uno o nell’altro, si può sperare in una protezione e in un possibile cursus honorum.

Si deve inoltre aggiugere che ancora pesano le appartenenze originarie alla Margherita o ai DS.
Ho creduto e credo nel Pd. Ero convinto che dall’incontro di due culture e di due esperienze, quella dela Margherita e quella dei Ds, sarebbe nata una nuova forza, più ricca e più attrezzata.

Per me, quando Franceschini, dopo le dimissioni di Veltroni e in un momento quanto mai delicato, è stato eletto segretario nazionale del Pd, era il mio segretario e non mi importava nulla della provenienza dalla Margherita.

Certo è che le due culture e le due esperienze, in particolare a livello locale, non si sono ancora fuse e il Pd appare ancora un ibrido, con molti, troppi distinguo.

Bersani ha, se ricordo bene, di recente affermato che, fino quando non subentrerà una generazione di dirigenti che non ha sulle spalle il peso del passato, sarà complicato far esprimere, in tutte le sue potenzialità, il Pd. E credo abbia ragione.

Un’ultima considerazione. Il Pd viterbese ha dimensioni piuttosto piccole. Esprime, però, dirigenti importanti che si sono distinti anche in campo nazionale: potrebbe rappresentare un esempio nella difficile costruzione del Pd.

Trovare, allora, un accordo tra le diverse appartenenze e sensibilità, solo che lo si voglia nel nome di un interesse superiore, quello, appunto, di costruire un partito riformatore che, mentre guarda al presente, pone le basi per il futuro, non dovrebbe essere impossibile.

Non solo nei sogni, ma anche nella realtà dovrebbe prendere forma un Pd unito, radicato e presente sul territorio, attento a quanto avviene, capace di avanzare proposte credibili e, soprattutto, realizzabili e dove i suoi dirigenti si tengano per mano.

In questo sogno in molti hanno creduto e continuano a credere, nonostante tutto.

Oreste Massolo

Ps – Il mio subconscio, nel sogno, non ha evidentemente tenuto conto dell’interpretazioone che dà Massimo Onofri del “Quarto Stato” nel saggio: “Il suicidio del socialismo”, altrimenti il discorso sarebbe stato del tutto diverso…