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Avetrana -I carabinieri perquisiscono la casa di Misseri

Mancano le chiavi di Sarah

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Nuova perquisizione in casa Misseri.

Al termine dell’ispezione i carabinieri non hanno trovato né il mazzo di chiavi che Sarah Scazzi portava abitualmente con sè né la corda che sarebbe stata usata dallo stesso Misseri per strangolare la nipote.

Ad indicare agli investigatori che tra gli effetti personali di Sara mancavano le chiavi di Sarah era stata la madre, Concetta Serrano Spagnolo.

Quanto alla corda che sarebbe stata utilizzata per il delitto, il presunto omicida, Michele Misseri, nella sua confessione ha sostenuto prima di averla bruciata, poi di averla buttata in un cassonetto della spazzatura. Ad ogni modo, sinora non sono state trovate tracce.

E’ rimasta nella caserma dei carabinieri di Avetrana pochi minuti la madre di Sabrina, Cosima Serrano. La donna era accompagnata dalla figlia maggiore Valentina, da sua sorella Emma e dal fratello Giuseppe. A Cosima è stato notificato il decreto di perquisizione e annunciato un accertamento irrepetibile per la prossima settimana. L’ultimo interrogatorio le era stato fatto l’altro ieri, negli uffici della procura a Taranto.

La decisione di procedere ad un nuovo sopraluogo nell’abitazione della famiglia Misseri, era arrivata dopo l’analisi delle numerose contraddizioni emerse sino ad ora nell’ndagine sull’omicidio di Sarah.

Padre e figlia uno contro l’altra. E gli investigatori sono tornati sulla scena del delitto. Questa mattina i Ris dei carabinieri sono si sono ripresentati nella villetta dei Misseri di via Deledda ad Avetrana. Si sta facendo strada anche l’ipotesi che tutte le ricostruzioni che si sono succedute, siano errate. Per questo gli esperti del Ris stanno cercando anche tra le stanze della case, qualche traccia di quel pomeriggio del 26 agosto.

Quel che è certo è che ad unire in questo momento Michele e sua figlia Sabrina c’è solo il carcere in cui sono rinchiusi. A dividerli, invece, non ci sono solo sbarre e muri. Ci sono soprattutto quelle versioni e racconti contrastanti del delitto di Sarah, nipotina e cugina che li amava al punto di desiderare di vivere in casa Misseri. In quella villetta in cui è stata strangolata, dopo un agguato in cantina. Una versione che più passa il tempo, più fa acqua da tutte le parti.

Un delitto terribile rimasto nella nebbia per oltre quaranta giorni. Sino a quando zio Michele non ha bucato quel muro di gomma, facendo le prime ammissioni. Da quella drammatica sera del sei ottobre, quando consentì di recuperare il corpo martoriato di Sarah, il reoconfesso ha cambiato versione per ben sei volte. Lui ha ucciso Sarah, stringendole al collo la fune del suo trattore. Poi ha nascosto il cadavere nel pozzo di contrada Mosca. Di questa agghiacciante ricostruzione, però, ha progressivamente aggiustato i dettagli. E poi l’ha stravolta venerdì scorso quando ha inserito la figlia Sabrina sulla scena del delitto.

“Hanno litigato – ha detto ai pm – e Sabrina l’ha trascinata in garage. Poi ha cinturato Sarah mentre io la soffocavo. Volevamo darle una lezione” – ha aggiunto lo zio assassino. Su queste rivelazioni è scattato il fermo che ha portato Sabrina Misseri dietro le sbarre con le accuse di concorso in omicidio e in sequestro di persona. Ma Sabrina, la cugina del cuore di Sarah nega tutto. Lo ha fatto anche due giorni fa, durante l’interrogatorio del gip. Ma nel suo racconto di quel 26 agosto gli inquirenti hanno inquadrato una serie di incongruenze.

Il padre racconta che Sabrina ha trascinato in cantina Sarah. Lei dice che è tutto falso. Nei minuti in cui Sarah moriva lei era in casa. La prima contraddizione che viene evidenziata è con quanto di quel 26 agosto ricorda la madre Cosima Misseri.
Sabrina sostiene di essersi alzata dal letto alle 14.28 quando ricevette lo squillo di Sarah. La madre, invece, sposta il momento indietro. Ovvero quando arrivò un sms di conferma dell’appuntamento per il mare con Mariangela. In quel buco di una decina di minuti, secondo gli investigatori rientra l’omicidio di Sarah.

Le altre contraddizioni importanti che minano l’attendibilità del racconto di Sabrina, riguardano proprio i ricordi di Mariangela Spagnoletti. Le due amiche avevano appuntamento quel pomeriggio per recarsi in spiaggia con Sarah.

Sabrina sostiene di aver atteso l’arrivo dell’amica in veranda. Mariangela invece rammenta una scena completamente diversa. Quando arrivò in via Grazia Deledda con la sua Ford Ka color cobalto, trovò l’amica già in strada. Non era, quindi, nel patio di villa Misseri. Ricorda anche che Sabrina era già pronta e che era molto agitata. Armeggiava con il telefonino e già diceva: “L’hanno presa, l’hanno presa”.

Per gli investigatori la testimonianza di Mariangela è genuina, mentre a non quadrare è quella di Sabrina. Non si comprende perché arrivi alla conclusione di un rapimento dopo neanche dieci minuti dalla scomparsa di Sarah. Ma le divergenze tra le versioni di Sabrina e Mariangela non si fermano qui.

Si ripresentano intorno alle 15.15 quando dopo due giri in paese con la piccola utilitaria di Mariangela, le amiche arrivano nuovamente dinanzi a casa Misseri.

Mariangela sostiene che a quell’ora vicino al garage in cui Sarah era stata strangolata poco prima, c’erano entrambe le auto deella famiglia Misseri. C’erano cioè sia la Opel Astra station wagon sia la Seat Marbella. Sabrina, invece, insiste sul fatto che la Marbella non c’era. Secondo lei in quel pomeriggio, al rientro dalle primissime ricerche di Sarah, in via Deledda c’era solo una delle loro vetture: ovvero l’Opel Astra.

La discrasia non è irrilevante. Perché se è acclarato che fu Michele Misseri a portare in campagna e a nascondere il cadavere della povera Sarah, potrebbe cambiare la posizione di Sabrina e della madre. Se, come emerge dalle dichiarazioni di Mariangela, le due donne sono ancora in casa mentre il marito ragionevolmente non ha ancora caricato il corpo sulla sua vettura per partire e occultare il cadavere. A questo quadro lacunoso si aggiunge l’ultima verità di Misseri.

Lo zio aveva sconvolto tutti confessando il delitto. Ma anche per quel particolare sconcertante della violenza sul cadavere della nipote prima di infilarlo nella cisterna di contrada Mosca.

Il suo legale ha annunciato che Michele Misseri intende ritrattare quella circostanza. Una bugia che avrebbe detto per avvalorare la sua figura di mostro e tenere fuori da questa storiaccia persone a cui vuole bene. “La verità sta venendo fuori gradualmente” – ha spiegato ieri Daniele Galoppa, avvocato dello zio assassino. E sibillinamente ha aggiunto che “ci sono ancora molte verità da portare a galla”. A fare da contraltare a queste dichiarazioni ci sono quelle di Sabrina e dei suoi difensori, gli avvocati Vito Russo ed Emilia Velletri. “Voglio un confronto con mio padre. Le sue accuse le deve ribadire guardandomi negli occhi” – ripete nel chiuso della sua cella e ai magistrati.


20 ottobre, 2010 - 20.00