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Omicidio di Sarah Scazzi -Michele Misseri spiega perché sua figlia lo ha aiutato nel delitto

Sabrina voleva darle una lezione

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Nuovi dettagli mostruosi sulla morte di Sarah Scazzi.

Nell’interrogatorio di convalida del fermo, Michele Misseri svela i particolari sulle molestie sessuali pochi istanti prima di ucciderla, quelli sugli abusi della settimana precedente e l’ammissione più sconvolgente: lo stupro in campagna, quando Sarah era già morta.

Per ricostruire ogni passaggio di quel pomeriggio del 26 agosto, i magistrati hanno messo assieme tutti i capitoli del libro che Misseri ha scritto a puntate, e li hanno incrociati con quel che raccontano gli altri protagonisti di questa storia.

L’ultimo giorno della sua vita Sarah passa la mattinata a casa di Sabrina, la sua cugina-amica che più amica non si può, anche se lei ha 22 anni e frequenta ragazzi decisamente più grandi di Sarah.

Alle 14.10 Sabrina invia a Sarah un messaggino: “Confermato, si va al mare”. Sarah prepara zainetto e costume e, come sempre, fa uno squillo a Sabrina, segnale consueto per dirle “sto uscendo di casa”. Sono le 14.28. Sarah percorre poche decine di metri, due ragazzi la vedono all’angolo della via che più avanti incrocia quelle dove vive Sabrina. Da lì a casa Misseri sono meno di due minuti.

La sua vita, si scoprirà poi, dura poco più di quei due minuti. Ma nessuno può saperlo se non chi l’ha uccisa. E per 42 giorni Sarah diventa un volto da cercare. Tutto inutile. Sembra scomparsa nel nulla. Fino alla notte fra il 6 e il 7 ottobre, quando trova conferma la notizia più temuta: la ragazzina è stata uccisa, il suo corpo galleggia in una cisterna piena di acqua piovana a pochi chilometri da Avetrana.

Quel giorno, il 26 agosto, sono più o meno le 14.30 quando Sarah arriva davanti a casa Misseri. Fin qui non ci sono versioni da controllare, tutto torna. Da adesso in poi, però, il racconto di quello che accade lo detta Michele Misseri nelle sue confessioni con aggiunte, correzioni, e cambiamento di rotta.

“L’ha presa per le braccia - Dice lo zio-mostro -. Io ero in garage che trafficavo con un trattore da sistemare quando Sarah è arrivata. Sabrina l’ha costretta a scendere giù trascinandola e tenendola per le braccia”. Michele racconta di una lezione da dar» a quella ragazzetta bionda ed esile come un fuscello.

Era Sabrina, secondo lui, a volerle dare la lezione: per la gelosia morbosa che provava verso di lei e verso il rapporto Michele-Sarah, per fare in modo che nessuno venisse a sapere degli abusi sessuali di Michele su Sarah e perché Sarah aveva litigato con lei anche la sera prima a causa di Ivano, un ragazzo del quale Sabrina era infatuata e che piaceva molto anche a Sarah.

La trappola scatta in un attimo. Sabrina trascina Sarah giù. A questo punto Michele racconta di una lite sempre più violenta, non è chiaro se fra Sabrina e Sarah o fra tutti e tre. Dice che siccome a un certo punto Sarah ha urlato allora lui è dovuto intervenire: mentre Sabrina la teneva stretta,”io la strangolavo con una corda”.

Quando Sarah cade a terra esanime, spiega sempre Michele, Sabrina scappa via sconvolta. Non vede il padre che la carica sulla Seat Marbella, non lo segue mentre vaga per le campagne attorno ad Avetrana perché “non sapevo dove metterla”, non lo vede mentre la spoglia per violentarla.

Sabrina non è con lui, e Michele lo dice più volte, quando il corpo di Sarah, nudo, viene buttato nel pozzo pieno d’acqua. Lo zio copre tutto “con un grosso pezzo di tufo e delle zolle di terra”, poi ci mette “come segnale un ceppo di vite”. “Così ho potuto poi ritrovare il punto esatto”.

Perché Misseri davanti a quelle pietre è tornato tre volte. Per dire “qualche Ave Maria, qualche segno della croce”. Quel giorno dopo averla seppellita salta di nuovo in macchina per cercare un posto isolato dove bruciare la roba di Sarah. Dall’auto butta via la batteria del telefonino che a suo dire è caduto dalle mani di Sarah mentre lui la uccideva, assieme alla batteria finisce nelle sterpaglie anche parte delle cuffiette di Sarah.

Non resta che dar fuoco ai vestiti, allo zainetto e alle ciabatte della ragazzina. Michele lo fa poche centinaia di metri più in là rispetto al punto in cui l’avrebbe violentata da morta. E poi torna verso Avetrana, verso il terreno dove suo cognato sta raccogliendo fagiolini.

17 ottobre, 2010 - 10.39