Invia questo articolo Stampa questo articolo
Condividi: Queste icone linkano i siti di social bookmarking sui quali i lettori possono condividere e trovare nuove pagine web.
  • Webnews
  • Digg
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • LinkedIn
  • Live-MSN
  • MySpace
  • OKnotizie
  • Technorati
  • YahooMyWeb
  • TwitThis
La procura chiede chiarimenti su quello che è successo la notte tra il 27 e il 28 maggio

Caso Ruby, la Questura spieghi i fatti

<p>Ruby</p>

Ruby

Caso Ruby, i funzionari della Questura si spieghino.

Ieri il procuratore Edmondo Bruti Liberati ha ribadito che nei confronti del premier non esiste né potrebbe esistere nessuna iscrizione sul registro degli indagati perché mentire non viene considerato, al momento, un reato.

Potrebbe invece dover rispiegare bene tutta la storia chi, tra i funzionari della Questura, quella sera permise che “Ruby”, anziché finire in una comunità protetta, come aveva indicato inizialmente la Procura minorile, potesse essere consegnata senza troppi danni alla consigliere Minetti che, è il caso di ricordarlo, successivamente verrà indagata per favoreggiamento della prostituzione insieme a Lele Mora e Emilio Fede.

Il punto del rilascio di “Ruby” è controverso e ora ad indagare c’è anche il procuratore aggiunto Ilda Boccassini, sotto il cui dipartimento, la distrettuale antimafia, da qualche giorno è passato il pm Sangermano, titolare ufficiale dell’inchiesta (mentre il procuratore aggiunto Pietro Forno rimane titolare dell’inchiesta per la parte relativa alla tutela della minorenne).

Sono i due magistrati infatti che sabato hanno interrogato come testimoni la funzionaria Giorgia Iafrate, che quella sera si occupò di seguire il caso della ragazza, rifiutandosi però alla fine di firmare la relazione di rilascio della giovane, nonché il capo della segreteria di Gabinetto Pietro Ostuni, che ricevette sul proprio cellulare prima la telefonata del caposcorta del premier e poi parlò direttamente con Berlusconi.

E’ ovvio che anche Indolfi, diventato ora Prefetto presso il Consiglio dei Ministri, dovrà essere sentito e non è escluso che, in quanto massimo responsabile della Questura all’epoca dei fatti, possa essere indagato. Al momento le versioni di Questura e Procura dei Minori, sembrano inconciliabili. La Questura di via Fatebenefratelli sostiene che le cose si sarebbero svolte “in accordo” con la Procura dei Minori. La quale, una volta ricevute rassicurazione sull’identificazione di Ruby, avrebbe acconsentito l’affidamento della minorenne marocchina, anziché ad una comunità, a Nicole Minetti.

La Procura dei Minori, che ieri ha inviato una corposa relazione ai pm, invece fa sapere come sia impossibile per un pm «accordarsi» con la polizia per il semplice fatto che un magistrato “dispone” e non si “accorda”, come invece viene scritto nelle relazioni di servizio mandate al ministero degli Interni. E nel caso specifico la Procura minorile, nella figura del pm Annamaria Fiorillo, sostiene di aver ordinato l’affido della giovane a una comunità di accoglienza o “la temporanea custodia presso gli uffici della Procura”.

Anche se poi, si evince dalla relazioni di servizio, il pm Fiorillo, che “non ricorda esattamente” il contenuto delle varie telefonate che si susseguirono dalle sette di sera alle 2 di notte tra il 27 e il 28 maggio, avrebbe alla fine disposto che Ruby-Karima venisse pure affidata alla consigliere regionale Minetti sulla base, come minimo, di informazioni giunte dalla Questura.

1 novembre, 2010 - 11.53