Invia questo articolo Stampa questo articolo
Condividi: Queste icone linkano i siti di social bookmarking sui quali i lettori possono condividere e trovare nuove pagine web.
  • Webnews
  • Digg
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • LinkedIn
  • Live-MSN
  • MySpace
  • OKnotizie
  • Technorati
  • YahooMyWeb
  • TwitThis
Il Fondo monetario internazionale adotta la proposta del G20

Più potere alle economie emergenti

</p>

Fmi, più potere alle economie emergenti su proposta del G20.

“È una decisione storica, la più decisiva nei 65 anni di vita del Fondo e quella che rappresenta una grande influenza in favore delle economie emergenti e quelle in via di sviluppo, riconoscendone un ruolo crescente nell’economia mondiale” afferma il direttore generale del Fmi, Dominique Strauss-Kahn.

La riforma ha richiesto molto tempo ed energie negli ultimi anni.

L’accordo approvato dal board del Fmi prevede che il 6% dei diritti di voto venga trasferito dalle economie industriali a quelle dinamiche.

E questo si traduce anche nell’affermazione della Cina al terzo posto in termini di diritti di voto, alle spalle di Stati Uniti e Giappone, e all’ascesa di India e Brasile nella top-ten dei paesi con maggiore voce.

Della top-ten faranno quindi parte gli Usa, il Giappone, quattro economie europee (Germania, Francia, Regno Unito e Italia) e i Bric (Brasile, Russia, India e Cina).

Fra gli elementi più importanti della riforma, la soppressione del G5, ovvero dei paesi che hanno diritto per statuto a un posto nel board: si tratta di Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia e Gran Bretagna.

La riforma prevede anche che le quote dei membri aumentino, così da raddoppiare il capitale del Fondo a 755,7 miliardi di dollari. Per entrare in vigore, la riforma dovrà essere approvata dagli stati membri del Fmi: per il via libera servono almeno l’85% dei voti favorevoli.

In alcuni paesi sarà necessario che la riforma venga approvata per via legislativa. È il caso degli Stati Uniti. Strauss-Kahn non ritiene che la Camera americana, ora in mano ai repubblicani, ritardi l’approvazione.

6 novembre, 2010 - 13.25