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Strage di piazza della Loggia, tutti assolti

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Strage di piazza della Loggia, tutti assolti.

I cinque imputati sono stati tutti assolti oggi, con formula dubitativa.

L’episodio fu uno dei più sanguinosi del terrorismo di estrema destra degli anno ’70.

“Sono stati tutti assolti in base all’articolo 530 comma 2 (del Codice di procedura penale), quella che è la formula dubitativa”, ha detto l’avvocato di parte civile Piergiorgio Vittorini, in rappresentanza del Comune di Brescia.

Il 28 maggio del 1974 una bomba esplose nella centrale piazza della Loggia durante una manifestazione antifascista indetta dai sindacati. L’attentato provocò otto morti e 108 feriti.

Secondo Vittorini, nella lettura della sentenza “ci sono elementi che inducono a ritenere responsabilità sussistenti” degli imputati che però non possono essere portati a prova per una condanna.

“Bisogna vedere come sarà motivata la sentenza – ha detto il legale – secondo cui sarebbe molto importante se in essa si affermasse che gli elementi di prova sono stati fatti sparire nel corso degli anni”.

Gli imputati assolti oggi sono l’ex informatore del servizio segreto militare Maurizio Tramonte, l’allora capo di Ordine Nuovo nel Triveneto Carlo Maria Maggi, l’allora neonazista Delfo Zorzi (oggi cittadino giapponese) e l’ex generale dei Carabinieri Francesco Delfino, accusati di concorso in strage, e e per i quali era stato chiesto l’ergastolo; e Pino Rauti, ex segretario dell’Msi, per il quale era stata invece chiesta l’assoluzione per mancanza di prove.

Quella attuale è la terza inchiesta sulla strage, sempre attribuita all’estrema destra.

La prima fase del processo ebbe come conseguenza la condanna di alcuni esponenti dell’estrema destra bresciana. Nel 1982, però, la Corte di Cassazione assolse gli imputati.

Un nuovo processo chiamò in causa altri rappresentanti della destra, anche questi assolti nel 1989 per insufficienza di prove.

La procura di Brescia sostiene che Rauti, dirigente di Ordine Nuovo, fosse a conoscenza della organizzazione dell’attentato e che Delfino, allora capitano dei carabinieri, avrebbe partecipato ad almeno due incontri, a Lugano e a Verona, in cui Maggi avrebbe parlato apertamente della strage.