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Fiat, un mese di trattativa

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Trenta giorni per la trattativa Fiat.

Da tanto è in corso la trattativa con i sindacati per il futuro dello stabilimento di Mirafiori.

Tutto è iniziato il 20 novembre quando Raffaele Bonanni, leader della Cisl chiede l’apertura di un tavolo. “Entro otto giorni”, dice, Marchionne deve chiarire quali sono le intenzioni di investimento.

Il 24 novembre il Lingotto convoca le parti sociali e il 26 alle 9,30 negli uffici dell’Unione Industriali di Torino Marchionne presenta il piano a Fim, Fiom, Uilm, Fismic, Ugl e all’Associazione quadri. “Gli investimenti – dice – sono per un miliardo di euro. I sindacati, ad eccezione della Fiom che si oppone a una “Pomigliano ritinteggiata”, accolgono con favore le parole dell’amministratore delegato”.

Il 3 dicembre dopo altre riunioni interlocutorie e quando un accordo sembrava a portata di mano, si arriva alla rottura. La Fiom, per bocca di Landini, sostiene che il modello proposto per Mirafiori “punta a superare il contratto nazionale, a cancellare i diritti e ad affermare in Italia un modello aziendalistico e neocorporativo”.

Anche Fim e Uilm esprimono perplessità. La Fiat, “preso atto che non esistono le condizioni per raggiungere un’intesa” lascia il tavolo.

Il 6 dicembre Marchionne da Detroit avverte: “Ci sono diversi piani B. Ma questa non è una minaccia”. Quattro giorni dopo incontra Emma Marcegaglia a New York. “La newco relativa all’investimento in Mirafiori nascerà fuori da Confindustria”, dice la Marcegaglia.

Il 13 e il 14 dicembre i sindacati convocano diverse assemblee con i lavoratori delle Carrozzerie di Mirafiori e illustrano il piano dell’azienda.

Il 21 dicembre Fim, Uilm e Fismic chiedono di riaprire la trattativa e di chiuderla entro Natale. “Mi sembra un’ottima notizia” commenta Marchionne che invita anche la Fiom a firmare.

Ieri i rappresentanti dei lavoratori vengono convocati dalla Fiat a Torino per il giorno seguente ed oggi, infine, l’accordo viene raggiunto, ma senza la Fiom.