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Fini dubita dei suoi uomini

</p> <p>Gianfranco Fini</p>

Gianfranco Fini

Fini dubita dei suoi uomini.

La sintesi migliore per quanto riguarda la situazione dei seguaci di Fini è di Benedetto Della Vedova: “Semmai Berlusconi dovesse vincere il derby, non tutto è finito. Anzi, il campionato è ancora lungo. Molto lungo”

Ormai non c’è nessuno tra gli uomini del presidente della Camera convinto di poter sfiduciare Berlusconi. Si ragiona come se già fossimo al 15 dicembre.

E ormai dentro Fli si prende sempre più in considerazione l’ipotesi che dopo martedì Casini in qualche modo abbandonerà i lidi del Terzo Polo, si avvicinerà al governo. Forse non impegnandosi direttamente ma indicando come ministri alcuni tecnici di area. Per Fini si prepara una sorta di isolamento.

Certo, tutto può ancora cambiare e quelle che sono appena iniziate sono le ore davvero decisive. Ma un finiano di stretta osservanza ieri sera laconicamente doveva ammettere: “Hanno vinto Putin, Gheddafi, Ruby Rubacuori e Lele Mora. Non ha vinto il Paese. Ci abbiamo provato a cambiare, nessuno ci potrà mai accusare di non aver nemmeno fatto quel tentativo e di aver accettato tutto supinamente”.

Una rabbia emblematica anche perché appena qualche settimana fa gli uomini di Fli avevano provato l’operazione al contrario, ovvero suggerendo ad alcuni berlusconiani di annunciare l’astensione per cercare di convincere il premier a scendere a patti.

Eppure Fini dichiara: “Una cosa è certa. Il gruppo di Futuro e Libertà non si divide. Voteremo compatti la sfiducia sia alla Camera che al Senato”. Poi aggiunge: “Sono sicuro che non ci divideremo perché ci sono deputati e senatori che hanno fatto una scelta collegata ad una certa idea del centrodestra, una scelta basata sulla volontà di migliorare le condizioni di vita del nostro Paese e di dare un contributo qualitativo alla politica.

Nessuno lo ha fatto per interesse, per interesse si rimane altrove”.