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Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti in un editoriale

Napolitano e Feltri cambiano bandiera

<p> Vittorio Feltri</p>

Vittorio Feltri

“Napolitano e Feltri cambiano bandiera”.

Con questo titolo si materializza sia l’irritazione verso il capo dello Stato sia lo scontro nell’aria da tempo tra gli ex amici e alleati della stampa berlusconiana più militante: Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti, l’ex e l’attuale direttore del Giornale. Insieme a un pesantissimo attacco al presidente della Repubblica.

Sallusti punta l’indice in particolare sull’intervento di ieri del capo dello Stato che ha inaugurato le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia.

“Più che unire – scrive Sallusti – l’inquilino del Colle evidentemente mira a spaccare, gli italiani e il governo. Da lui nessun accenno, critica o richiamo a chi invece i simboli dell’Unità d’Italia li ha disprezzati per cinquant’anni. Cioè lui stesso e i suoi amici comunisti”.

Napolitano, aggiunge il direttore del Giornale, “rimuove la verità che nelle piazze del Pci invase da bandiere rosse il tricolore fosse bandito, che Bella Ciao venisse cantata al posto dell’inno di Mameli, la parola Patria considerata un residuo fascista”.

Se Bossi ha un merito, precisa Sallusti, “è proprio quello di aver tenuto ancorato a ‘Roma ladrona’, attraverso Berlusconi, il giustificato malessere del Nord incompreso”, anche se “lo ha fatto a suo modo”.

A cambiare bandiera, per il direttore del quotidiano milanese, è stato anche Feltri, da poco passato a Libero, che, sottolinea, “fino a ieri tra i più autorevoli sostenitori del premier, in un incontro pubblico a Cortina, ha detto che Silvio Berlusconi non ha i numeri per candidarsi a capo dello Stato e che sarebbe addirittura meglio che non si ricandidasse neppure a premier”. “Fini, Bocchino e Di Pietro – si chiede Sallusti – possono contare su un nuovo alleato?”.

9 gennaio, 2011 - 12.10