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Le primarie del Pd?

<p>Valerio De Nardo</p>

Valerio De Nardo

- Ho trovato stimolante il documento che alcuni dirigenti del Pd hanno posto sul tavolo del dibattito politico circa la questione delle future elezioni comunali di Viterbo, tant’è che mi permetto qualche riflessione intorno ad esso.E’ sottoscritto da amiche e amici di cui conosco percorsi e collocazioni e posso quindi leggere il senso delle affermazioni in esso contenute anche con riferimento alle geometrie del loro partito, dalle quali sono oggettivamente (per fortuna) alieno.

So che la loro riflessione è nata dalla possibile imminenza delle consultazioni amministrative comunali qualora il sindaco Marini avesse optato per il seggio della Camera se elezioni politiche anticipate avessero posto un problema di incompatibilità tra Palazzo dei Priori e Montecitorio.

Ma ne rinvengo il valore proprio nel fatto che la sostanza travalica l’immediatezza del momento, quando dicono di voler evitare “l’adozione di una logica emergenziale per l’individuazione del candidato sindaco e del raffazzonato programma da cucire addosso a quest’ultimo, sempre in modo improvvisato”.

Avendo avuto modo, anni addietro, di partecipare ai tavoli in cui si decidevano i candidati e, soprattutto, si elaboravano i programmi del centrosinistra, so quanto ciò sia vero.

Ma se, allora, si ritiene “indispensabile porre sul tappeto, sin da subito, il tema della costruzione di un percorso per una seria, credibile ed approfondita riflessione su idee forti e progetti attorno ai quali ripensare organicamente il futuro di questa città” vogliamo, ad esempio, rispondere alla domanda: aeroporto 2019/2020, 2044 o è meglio occuparsi d’altro?

Non si tratta di un tema secondario, ma dell’idea di fondo per disegnare la costruzione di un progetto di sviluppo della città. Prendo atto che la “legge mancia” che stanziava tre milioni di euro per l’aeroporto viterbese data dicembre 2004.

Prendo atto che a sei anni e più di distanza da quella legge sono intervenuti documenti parlamentari (Decisione di finanza pubblica) e piani industriali del concessionario dei lavori e della gestione, che spostano di decenni da quella data la possibile scadenza per realizzare la chimera aeroportuale (copyright: giovani Udc), ammantata dagli spot del cacao meravigliao (copyright: Enrico Mezzetti). Chiedo allora ai sottoscrittori del documento: a proposito dell’aeroporto vogliamo tornare ad un principio di realtà?

Ciò lo dico tanto più in quanto condivido il richiamo che essi fanno, di fronte al riassetto istituzionale derivante dalla realizzazione di Roma Capitale, alla necessità di “elaborare un’ipotesi diversa di aggregazione territoriale al di fuori dei tradizionali confini ereditati dalla geografia amministrativa, con un deciso superamento di quel romanocentrismo che ha plasmato finanche la fisionomia dell’intero ceto politico viterbese”. Infatti, in tal senso, fare di Viterbo lo scalo low cost di Roma non sembra, a mio parere, essere la scelta più coerente e, in ogni caso, il centrodestra appare senz’altro più credibile a gestirla.

Da ultimo “sul metodo migliore per individuare la figura che sarà chiamata a rappresentare la nostra alternativa per una città diversa” il documento sfonda per me una porta aperta quando si pronuncia “a favore dell’immediato ristabilimento di un perimetro di centrosinistra di segno fortemente ulivista, aperto al contributo di energie civiche e chiuso invece ad ogni logica di potere di fazione e di carriera personale”, nonché quando considera “imprescindibile l’utilizzo delle primarie per la scelta del candidato a sindaco”.

Non ho dubbi che oggi, con tutti i limiti ed i rischi intrinseci allo strumento, di fronte alla crisi verticale dei partiti, le primarie rimangano il principale strumento di partecipazione e di mobilitazione del popolo del centrosinistra ed un sano ricostituente per tutto il sistema democratico.

Condivido infatti appieno l’idea di Zagrebelsky che la democrazia si nutra di élite, le quali tendenzialmente degenerano però in oligarchie (e gli oppositori di Berlusconi non sono certo immuni da questo virus) e perciò ritengo che le primarie possano aiutare a spezzare questa dinamica.

Ma vedo difficile che le primarie possano celebrarsi a Viterbo, in un territorio in cui il principale partito di opposizione appare una sorta di federazione feudale piuttosto che un soggetto politico unitario. E mentre mi piacerebbe contribuire a smentire il pessimismo che mi conquista, non posso nascondere la simpatia per chi, almeno, questa apparenza (o meglio: questa sostanza politica) prova a cambiarla.

Valerio De Nardo