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Tumori, sì alla banca del tessuto ovarico

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- Il Consiglio regionale del Lazio, presieduto da Mario Abbruzzese, ha approvato all’unanimità una mozione sull’istituzione della Banca del tessuto ovarico in favore delle donne sopravvissute a tumori, presentata dai consiglieri del gruppo La Destra Francesco Storace e Roberto Buonasorte e sottoscritta dalla consigliera Isabella Rauti (Pdl).
Il documento impegna la presidente Polverini e la Giunta a sottoscrivere un protocollo di intesa tra la Regione Lazio e l’Istituto nazionale tumori “Regina Elena” di Roma che preveda l’istituzione di una bio-banca in cui la corticale dell’ovaio contenente gli ovociti venga conservata in azoto liquido per poi poter essere reinnestata nella donna sopravvissuta al cancro dopo la fine dei trattamenti oncologici, permettendole una ripresa sia della funzione ormonale che di quella riproduttiva.

La mozione, che riprende un apposito progetto concepito in seno al “Regina Elena”, parte dalla considerazione che il 70% delle donne sotto i quaranta anni affetta da cancro perde in maniera irreversibile la funzione ormonale e riproduttiva a causa degli intensi trattamenti oncologici. Il costo del progetto, stimato attorno ai 400mila euro, è da intendersi coperto da un apposito fondo già stanziato dal Ministero della Salute in favore della Regione Lazio, come riferito in aula dagli stessi consiglieri proponenti.

“Attualmente l’unica possibilità offerta alle pazienti con questo tipo di problema è rappresentata dalla crioconservazione degli ovociti e dalla successiva procreazione medicalmente assistita – ha spiegato in aula Buonasorte – Secondo noi è invece necessaria un’alternativa gestita da un ente pubblico che sia in grado di evitare alle donne di essere in balia di un mercato privato condizionato principalmente da interessi economici”.

Il trapianto del tessuto ovarico consiste nell’asportazione, per via endoscopica, della corticale ovarica di donne in età fertile affette da qualsiasi tumore immediatamente prima dell’inizio dei trattamenti chirurgici, chemioterapici e radioterapici, per poi, a distanza di alcuni anni, reimpiantarli.
La Banca del tessuto ovarico che nascerebbe in seno al “Regina Elena” di Roma sarebbe la terza in Italia, dopo quelle di Palermo e Torino.