Invia questo articolo Stampa questo articolo
Condividi: Queste icone linkano i siti di social bookmarking sui quali i lettori possono condividere e trovare nuove pagine web.
  • Webnews
  • Digg
  • del.icio.us
  • Facebook
  • Google Bookmarks
  • LinkedIn
  • Live-MSN
  • MySpace
  • OKnotizie
  • Technorati
  • YahooMyWeb
  • TwitThis
L'opinione di un candido democristiano

La Russa e i vaffa… precedenti

di Renzo Trappolini
<p>Renzo Trappolini</p>

Renzo Trappolini

– “Spettacolo del parlamento italiano sempre più indecente e distruttivo di se stesso”.Così Giuseppe Prezzolini, il maestro di Montanelli, non dopo il recente vaffa… più o meno sceneggiato del ministro della difesa al presidente della camera, ma 42 anni fa, il primo febbraio 1969.

D’altronde, anche tra i padri della patria, in più di sessant’anni di parlamento repubblicano, gli insulti non mancavano.

Come quando Sandro Pertini, il 29 marzo 1953, gridò al presidente di Montecitorio, il mite Meuccio Ruini: “Lei non è un presidente, è una carogna, un porco!”.

Si votava, dopo settanta ore di dibattito, la legge elettorale che Giancarlo Pajetta aveva elegantemente definito “truffa” (eppure la Dc aveva solo proposto il premio di qualche seggio a chi, però, avesse ottenuto la maggioranza assoluta nelle urne, quando, oggi, una piccola minoranza che abbia un voto in più delle altre minoranze viene proclamata maggioranza per legge!).

Ci furono tumulti, volarono cassetti e tavole dei banchi, un ministro, Randolfo Pacciardi, rimase ferito e Giulio Andreotti dovette mettersi un cestino della carta sulla testa per riparasi dagli attacchi dal comunista Elio Spano.

In un’altra seduta, quando l’Italia aderì alla Nato il18 marzo 1949, Giuliano (fratello di Giancarlo Pajetta) si scaraventò “a catapulta”, come è scritto nei resoconti parlamentari, contro un collega.

Altro garbo quello dei capi come De Gasperi che, il 4 dicembre 1948, si rivolse con “Non mi dia del tu, giovanotto” all’onorevole Galasso e questi, di rimando: ”D’ora in poi le daremo del voi” e il fascismo era caduto da poco.

Togliatti, il 25 marzo 1947, sbottò “Sono convinto che in un consesso di prelati sarei stato ascoltato con più sopportazione!”, mentre Pajetta (Giancarlo), il 27 luglio 1968, al presidente di Montecitorio che lo richiamava perché “ i ministri hanno diritto di parlare” replicò “ma anche di tacere!”.

Insulti evangelici, invece, mentre parlava Moro il 5 agosto 1960. L’onorevole Manco a Leccisi: ”Ipocrita, gesuita!” e l’altro: “Fariseo!”

Il deputato Bottonelli censurato dal presidente perché aveva detto a un collega “Faccia di bronzo” chiarì: ”Allora, faccia di bronzo due volte”.

Cicciomessere, il 23 genanio 1980, quando si sentì dire da Giuseppe D’Alema, il padre di Massimo, pure lui deputato: “Sei il primo ciarlatano d’Italia” gli rispose “Tu sei un mascalzone, innanzi tutto”.

Il presidente della camera, salomonicamente, li condannò “avete sbagliato tutti e due” ma, un anno dopo, l’onorevole Pugno rincarò la dose sullo stesso Cicciomessere: “L’ho solo onorato dandogli dello stronzo”.

Altri tempi rispetto alla seconda repubblica, quando, mentre l’ultimo governo Prodi se ne andava, l’onorevole Strano urlò a Nuccio Cusumano “Sei un cesso corroso”.

Comunque sia, la democrazia è la forma migliore di governo e il parlamento la sua sede. A prescindere, però, dai parlamentari.

Renzo Trappolini

4 aprile, 2011 - 18.38