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Per il commissario Malmstrom, il decreto italiano non apre alla libera circolazione degli immigrati nell'area Schengen

Permessi temporanei, l’Ue gela Roma

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Permessi ai migranti, l’Ue gela Roma.

Non si blocca l’ondata di sbarchi di immigrati a Lampedusa. Se da una parte sembrano diminuire i flussi provenienti dalla Tunisia, sull’isola delle Pelagie, invece, continuano ad approdare barconi carichi di profughi provenienti dal fronte libico. La notte scorsa sono due le carrette del mare arrivate nel molo commerciale del porto con a bordo quasi duecento persone che si aggiunte alle 500 arrivate ieri.

La situazione, però, dovrebbe migliorare in giornata, grazie al trasferimento dei profughi subsahariani verso i centri d’accoglienza della Penisola e con l’avvio dei rimpatri da Lampedusa, grazie a due ponti aerei giornalieri, per i tunisini arrivati dopo la firma del patto siglato la settimana scorsa dal ministro degli Interni Roberto Maroni e il governo tunisino.

Il ministro degli Interni, inatnto, è atteso questa mattina a Lussemburgo per la riunione dei colleghi dei 27 che sarà dedicata al tema dell’immigrazione, su cui l’Italia appare completamente isolata.

Nonostante le rassicurazioni, la Commissione europea ha gelato Roma, confermando che i permessi di soggiorno temporanei che l’Italia vuole concedere a oltre 23mila tunisini non fanno scattare automaticamente la libera circolazione nell’area Schengen.

E, in una lettera inviata a Maroni, Cecilia Malmstroem, commissaria per gli Affari interni, ha anche chiarito che al momento non ci sono le condizioni per attivare la direttiva 55 del 2001 sulla “protezione temporanea”, che si applica alle persone un fuga da situazioni di guerra e non ai migranti economici come sono i tunisini che sbarcano sulle coste italiane.

Anche il ministro Frattini è intervenuto sul tema, richiamando l’Unione europea affinché comprenda che “la questione immigrazione non è solo una questione economica, ma soprattutto una questione politica”.

“Ogni Paese ha anche proprie leggi che ciascuno, pur nella dovuta conformità alla legislazione europea, applica e interpreta nel proprio Paese – ha ammonito – e dunque nessuno può pretendere di interpretare le nostre leggi secondo principi diversi”.

11 aprile, 2011 - 10.08