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Don Riccardo Seppia, accusato di induzione e favoreggiamento alla prostituzione minorile, dal carcere

“Sono sieropositivo”

“Sono sieropositivo”.

Lo ha detto don Riccardo Seppia dal carcere di Marassi.

Non era tenuto a dichiararlo, nè a sottoporsi al test sull’Hiv che si effettua solo volontariamente, ma lui, il parroco accusato di abusi su un minore e cessione di stupefacenti, ha raccontato subito al medico del carcere qual era la sua condizione.

Non è stata una sorpresa, perché la sieropositività di don Riccardo è già indicata, nero su bianco, nella penultima pagina dell’ordinanza di custodia cautelare del sacerdote, emessa dal gip di Milano il 12 maggio.

“È un’informazione – dicono gli investigatori – che è stato necessario mettere in chiaro per definire il contesto in cui si muoveva don Riccardo, le sue abitudini promiscue di prete della notte, amante di discoteche, saune e palestre.

Arriva alla fine del lungo elenco di contatti telefonici e intercettazioni ambientali in cui il sacerdote chiede ossessivamente agli spacciatori con cui è in contatto di procurargli ragazzini per divertirsi un po’, sempre alla ricerca di rapporti sessuali e cocaina”.

Ieri il pm ha lungamente interrogato (per oltre cinque ore) Emanuele Alfano, il 24enne ex seminarista e croupier arrestato con l’accusa di induzione e favoreggiamento della prostituzione minorile.

Proprio don Seppia avrebbe firmato la relazione di presentazione di Alfano per l’ammissione al primo anno di seminario, nel 2006, ma Alfano fu giudicato “non idoneo” al sacerdozio quasi subito e allontanato. Agli amici del quartiere, lo stesso di don Seppia (abitano a poche decine di metri di distanza) aveva raccontato di aver lasciato il seminario perché “disgustato”.

21 maggio, 2011 - 10.57