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Celiachia, buoni spesa anche in supermercati del Lazio

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- “Aiutate i celiaci laziali a spendere i buoni spesa regionali anche nei supermercati”.

Il grido di allarme viene dall’Associazione Italiana Celiachia (Aic), ascoltata oggi alla Pisana dalla commissione Sanità, presieduta da Alessandra Mandarelli.

Al centro dell’incontro, la richiesta di modificare parzialmente la circolare applicativa di una delibera di giunta datata 2009 che, pur ampliando le modalità di utilizzo dei buoni per celiaci anche in supermercati ed attività commerciali alternative al circuito prettamente farmaceutico, prevede una particolare procedura per le richieste di rimborso, che in tutta la regione al momento viene applicata solo in un ipermercato a Casal Bertone.

I soggetti celiaci – che nel Lazio sono 12.400 – percepiscono infatti, mediante le Asl di appartenenza, dei buoni mensili dal valore massimo di 130 euro da spendere per l’acquisto di prodotti alimentari senza glutine (molto più costosi di quelli generici).

“Apprezziamo questa politica di sostegno della Regione e riteniamo importante poter fare la spesa anche al supermercato come tutti, con vantaggi sia economici che di integrazione sociale – hanno spiegato i rappresentanti dell’Aic – . Tuttavia, l’attuale procedura prevista per gestire alle casse gli acquisti effettuati con il buono regionale scoraggia sia il malato che la maggior parte degli esercizi commerciali a mettere in pratica questa agevolazione”.

Per l’Aic, senza alcun costo aggiuntivo a carico della collettività, si potrebbe introdurre lo strumento dello ‘scontrino parlante’ al posto dell’applicazione di fustelle per ogni singolo prodotto, da staccare a mano successivamente per ottenere i rimborsi (come attualmente accade con gli alimenti venduti esclusivamente). “Solo in questo modo – hanno spiegato – la delibera del 2009 avrebbe realmente applicazione, ampliando finalmente il mercato per i celiaci così come per i commercianti in generi alimentari senza glutine”.

Per il consigliere del Pd, Enzo Foschi, si tratta di “richieste sacrosante”. “E’ necessario – ha aggiunto – guardare alle buone pratiche di regioni vicine come la Toscana, dove si è già passati al regime dello scontrino elettronico. Si tratta di favorire un processo anti- discriminatorio nei confronti di una tipologia di pazienti in costante crescita e in maniera trasversale”.

La presidente Mandarelli, con l’assenso di tutti i componenti della Commissione, ha richiesto una relazione dettagliata sull’argomento al responsabile del procedimento in questione. “La delibera attualmente in vigore sancisce un principio giusto e prevede già la possibilità di chiedere il rimborso tramite scontrino e non solo tramite fustelle – ha puntualizzato – : è conseguentemente logico e giusto che tale principio sia correttamente ribadito anche dalla circolare applicativa, cosa che non accade attualmente”.