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“Provincia allargata”, Meroi distratto da beghe di cortile

<p>Renzo Trappolini</p>

Renzo Trappolini

- Lunedi sera – quando insieme alla massima dirigenza nazionale dell’Udc è venuto a Viterbo per riconoscere che un partito piccolo può prescindere dalle dimensioni se a guidarlo è un politico vero e tutto sommato trasparente come Nando Gigli – Pierferdinando Casini ha chiesto scusa all’assessore provinciale Gianmaria Santucci prima di ribadire che, per lui, le province non servono, sono inutili e costano.

Insomma, una sovrastruttura da sopprimere. Ha anche ricordato che pure i più “grandi” erano d’accordo in campagna elettorale, ma poi non se ne è fatto niente, perché i partiti “territoriali” come la Lega, ma non solo, trovano nei presidenti, nei consigli provinciali e nelle nomine indotte il modo per disporre di truppa in servizio permanente effettivo, sottopagata a volte ma comunque pagata con i soldi di tutti (che non bastano più), per mantenere la rete di procacciatori di consenso che spesso, soprattutto nella periferia del paese, non è d’opinione ma tout court clientelare.

Ha fatto bene a dirlo, non è stato sufficientemente applaudito al riguardo, ma ha richiamato tutti al dovere di modernizzare l’organizzazione dello Stato che non può articolare i poteri affidandone gli stessi e con le stesse norme e metodiche ad una provincia come Varese con un milione di abitanti e ad una come Viterbo con trecentomila. Analogo discorso per le province di Milano, Roma e delle altre per le quali è stata creata la categoria istituzionale delle Città Metropolitane.

Se la Costituzione stabilisce che la Repubblica “è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città Metropolitane, dalle Regioni, dallo Stato” e da più di sessant’anni, non sarà facile eliminare uno dei soggetti “costituenti”, ma rendere l’organizzazione adeguata all’economia ed alla mobilità del terzo millennio, che non sono quelle del 1947, è possibile e necessario.

In sostanza, province di dimensioni più vaste, elette dal popolo (sostituirle con assemblee di sindaci è teoricamente possibile, ma quante cose devono fare i primi cittadini?), destinatarie di deleghe di coordinamento amministrativo sul territorio e di proposta nei confronti delle Regioni che dovrebbero solo programmare e normare e non “amministrare” come ancora avviene troppo.

A Viterbo era sembrato che Meroi l’avesse capito, allargando l’orizzonte operativo a Civitavecchia e Orvieto, una provincia più grande e più forte, come auspicava nel ’47 Bonaventura Tecchi. Ma il presidente ha forse troppi impegni sul limitare del cortile del palazzo.

Renzo Trappolini