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Caro Bersani, sono proprio incazzato

<p>Arnaldo Sassi</p>

Arnaldo Sassi

- Sono incazzato. Che non è la stessa cosa di arrabbiato. E’ qualcosa in più, anzi molto di più.

E non sono incazzato per le ultime trovate del premier papi Berlusca. Quelle non mi sorprendono ormai da tempo. Così non mi fa incazzare, né che il presidente del Consiglio tenti di difendere il suo patrimonio e pensi ai suoi figli, facendo inserire la norma salva-Fininvest (nella causa civile sulla Mondadori con De Benedetti) nella manovra del Governo per il risanamento dei conti pubblici, né che lo stesso Governo abbia messo un vergognoso stop alla rivalutazione delle pensioni da 1400 euro al mese, misura che investe un ceto medio sempre più in affanno per arrivare alla fine del mese (e se si pensa che non più di due anni fa lo stesso esecutivo approvò l’altrettanto vergognoso scudo fiscale, che consentì il ritorno dei patrimoni dall’estero a costo zero e senza alcuna conseguenza penale, da incazzarsi ce ne sarebbe, eccome).

Sono incazzato col Pd. Perché io Berlusconi non l’ho mai votato (anzi, mi piacerebbe sapere da coloro che hanno creduto in buona fede nel sogno berlusconiano, cosa ne pensano oggi), ma il Pd sì. Perché pensavo che fosse una cosa diversa. Perché ritenevo che riuscisse ad essere un po’ più vicino alla gente, non con gli slogan (peculiarità in cui Berlusconi è imbattibile), ma nei fatti. Perché speravo che riuscisse a ricucire un dialogo con la società, oggi troppo legata a temi egoistici e troppo poco a quelli solidali. Perché ero convinto che – in un momento difficile per tutti come questo – si facesse portavoce del grido di dolore dei ceti sociali più deboli a danno di quelli più forti.

E invece? E invece ho dovuto assistere – purtroppo inerme – all’ennesima dimostrazione che la casta non si tocca. Il voto di astensione alla Camera sulla proposta di Di Pietro di abolire le Province ne è la più classica delle dimostrazioni. Una scelta pilatesca – quella di astenersi – che in realtà nasconde la volontà di non mettere le mani nelle tasche dei politici di tutti i partiti. Di non sottrarre risorse e poltrone a quel sottobosco di portaborse di secondo, terzo e quarto livello che altrimenti non saprebbero come sbarcare il lunario (e qualche esempio illuminante ne abbiamo anche a Viterbo). Di mantenere tutti i vantaggi che la politica offre, lasciando che la cinghia la stringa l’operaio, l’impiegato, il pensionato, il cassintegrato. E chi s’è visto, s’è visto.

Poi si dice che gente si allontana dalla politica. E allora, caro compagno Bersani, spiegami come è possibile starle vicino di fronte a queste astrusità.

Sono incazzato e voglio che il leader del partito che fino a ieri ho votato sappia della mia incazzatura. Così, visto che oggi esiste internet e con esso la possibilità di farsi sentire, mi sono collegato col sito del Pd viterbese (in quello del Pd nazionale non ha trovato il link dei contatti, strano) e ho scritto una e mail con questa dicitura: “Caro segretario, sono incazzato per il voto del Pd alla Camera sull’abolizione delle Province, che considero solo la difesa della casta. Sono sempre stato un suo elettore ma, non so se lo sarò ancora”. Facciamolo in tanti. Chissà se le cose cambieranno.

Arnaldo Sassi