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Varese - La mostra sui cent'anni di Whirlpool sarà aperta fino a maggio 2012

Quando il frigo aveva la serratura

<p>I frigoriferi della mostra al Centro operativo di Comerio</p>

I frigoriferi della mostra al Centro operativo di Comerio

Negli ultimi cento anni la vita delle donne e delle famiglie è cambiata radicalmente. La tecnologia e la crescita economica hanno migliorato l’esistenza di tutti, ma ne hanno beneficiato in particolare le donne. A dimostrarlo, anche la mostra allestita all’interno del Centro Operativo di Comerio (Varese) che testimonia questo passaggio epocale attraverso gli elettrodomestici e la loro storia.

«Ci sono la tecnologia e il design, ma pure la storia e il costume: anche il frigorifero, infatti, è un documento e attraverso la sua evoluzione si riflettono i cambiamenti di un Paese» Così Giovanna Marini, l’archeologa curatrice della mostra “I primi cent’anni di Whirlpool, sognare e osare” ha presentato al pubblico nelle prime settimane di visita quei modelli prodotti da Ignis che rappresentano vere e proprie pietre miliari nel settore degli elettrodomestici.

La mostra ricalca, attraverso l’evoluzione del prodotto frigorifero e del suo uso (dal 1952 al 1968), un periodo molto particolare della storia moderna italiana, quello della crescita economica. «Il primo frigorifero fabbricato da Ignis è del 1951 e aveva una capienza di 45 litri – ricorda Marini – capienza che oggi fa sorridere, ma indicativa dei bisogni di conservazione degli alimenti all’epoca. Ma l’incremento nel decennio è rapido: quasi subito si raddoppia e, in pochi anni, il 1956 si arriva ai 180 litri».

Almeno due i fattori che concorsero a un’evoluzione tanto rapida di un articolo su cui aveva puntato con grande convinzione Giovanni Borghi, ossia Mister Ignis: la tecnologia, perché in pochissimi anni, per creare il freddo, si passò dai modelli ad assorbimento a quelli dotati di compressore, e la domanda che, spia di un benessere in crescita, aumentava il giro d’affari. Ma c’è un altro aspetto evidente che evolve nel breve giro di qualche anno; il disegno.

«Da un modello all’altro cambia la foggia del frigo, che negli anni Cinquanta è sempre più bombata, ma cambia anche la maniglia – continua Marini – un’esigenza, questa, che sposa due aspetti, quello estetico e quello ergonomico.

Se nel modello più datato che abbiamo in mostra, “Orsetto” del 1952, la maniglia è quella di una porta, con tanto di bottone, nei frigo successivi l’elemento si raffina diventando, nel 90 litri del 1954, una leva che termina con una conchiglia e addirittura, nel 1956, un pezzo di autentico design».

È il caso del frigorifero Homelight (azienda fra i primi terzisti di Ignis) da 120 litri, la cui maniglia è stata disegnata dall’architetto Marco Zanuso, creatore, fra i tanti oggetti, di televisori, giradischi, radio e registratori per Brionvega, di sedute per Arflex e della caffettiera Carmencita per Lavazza.

Nei modelli successivi, la maniglia, orizzontale o verticale che fosse, si presentava come leva per l’apertura, mantenendo, sino al 1957, una particolarità interessante: «Tutti i primi modelli erano provvisti di serratura – nota Marini – e questo perché il frigorifero era considerato alla stregua di un articolo di lusso, quindi da chiudere per proteggere il contenuto».

Qualche prezzo dei modelli: nel 1954 un 65 litri costava 70mila lire in contanti (oppure 4mila lire al mese per 19 rate), un 160 litri 139mila lire (o 7mila 500 lire mensili per 20 rate).

Le maniglie cambiavano di modello in modello; una continua ricerca da parte degli ingegneri progettisti della migliore soluzione per l’apertura. Fra gli ultimi modelli con maniglia mobile, il 160 litri del 1959, che segnò una svolta nel profilo dell’elettrodomestico: le linee, da curve, divennero rette; il profilo era rientrante. Una tendenza, questa, che si è mantenuta per decenni sino al boom del vintage negli ultimi anni.

Con la fine degli anni Cinquanta e la crescente capacità dei frigoriferi si organizzano e si specializzano gli spazi interni: già nel 120 litri del 1957, le scritte suggerivano dove conservare un particolare alimento. E a volte le scritte erano in inglese, perché erano gli Stati Uniti il faro dell’industria degli elettrodomestici.

«In generale, in queste prime generazioni di frigoriferi, si può riscontrare una forte spinta alla differenziazione; fosse questa nella maniglia, nell’interno colorato o nel carattere del brand, che, cosa oggi inimmaginabile, cambiò in più occasioni. Inizialmente Ignis era in caratteri corsivi, poi, dalla fine degli anni Cinquanta, si impose lo stampatello, per facilitare la riconoscibilità della casa produttrice».

Fra le particolarità della serie il Milione, quella celebrativa del traguardo dei sei zeri nella produzione del frigorifero, dopo circa dieci anni dal primo modello, la presenza del pedale accanto alla maniglia fissa per l’apertura. Una soluzione che fu abbandonata abbastanza presto perché costosa. Da notare, in mostra, un pezzo unico, il Milionesimo; frigorifero offerto dai collaboratori a Giovanni Borghi per festeggiare il milionesimo pezzo prodotto dall’azienda e tinteggiato con una vernice color oro.

Nel giugno del 1965 la visita di Giovanni Borghi con i più stretti dipendenti negli Usa ispirò almeno un’altra grande innovazione nei frigoriferi: l’applicazione del poliuretano espanso e dei profilati in alluminio per la struttura. «Il problema dei primi modelli di frigoriferi era il mantenimento della temperatura: per tenerla bassa serviva un isolamento particolarmente voluminoso, che andava a scapito del volume utile per la conservazione degli alimenti – dice Marini- con il poliuretano si ottiene un risultato migliore e in uno spazio ridotto».

«L’intuizione – ricorda l’ex dipendente Ottavio Lucchini – ci venne dall’osservazione: il poliuretano, in America, era impiegato per isolare i tetti: perché non applicarlo ai frigoriferi?».

Con queste innovazioni furono realizzati i frigo della serie Sirio (seconda metà anni Sessanta), che, per la prima volta, presentavano la doppia porta; in alto il congelatore, sotto il frigorifero.

La serie presentava un’altra particolarità, i disegni (dei soggetti più disparati) applicati sullo sportello superiore. Ancora più dirompente la novità portata dal modello Side by side, che chiude la rassegna di modelli storici in mostra. Il modello (1968) che accostava sezione frigo e congelatore non ebbe fortuna in Italia. «Per portarlo in cucina avevo dovuto smontare le porte – ricorda Lucchini – il Side by side, inoltre, aveva un costo notevole rispetto agli altri frigo e consumava molto di più. La produzione cessò nei primi anni Settanta». Per l’Italia e, di riflesso, per la sua industria era già cominciata un’altra stagione. La crescita impetuosa culminata nel boom era ormai alle spalle.

«I visitatori della mostra riconoscono alcuni dei modelli esposti, li ricordano per averli visti nelle cucine dei parenti – riferisce l’archeologa Marini – confermando in questo modo l’intuizione che ha spinto Whirlpool Emea a organizzare una mostra per i cent’anni della corporation: l’elettrodomestico è un prodotto industriale entrato ormai di diritto nella memoria collettiva».

31 luglio, 2011 - 17.52