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La prossima settimana gli inquirenti decideranno se aprire un fascicolo

Tremonti “spiato”, la procura indagherà

<p> Giulio Tremonti</p>

Giulio Tremonti

Presunto spionaggio su Tremonti, la procura indagherà.

Potrebbe essere aperto a giorni il fascicolo sulle recenti dichiarazioni di Giulio Tremonti.

In un colloquio col quotidiano La Repubblica il ministro dell’Economia aveva affermato di sentirsi “spiato” dalla guardia di finanza.

Per questo aveva rinunciato ad alloggiare nelle caserme della Capitale, dove “non si sentiva tranquillo”, preferendo l’ospitalità di Marco Milanese, suo braccio destro, finito sotto la lente dei pm napoletani per l’inchiesta P4.

La procura di Roma ha pesato le parole dal ministro e non è escluso che gli inquirenti di piazzale Clodio possano convocarlo per interrogarlo sui fatti. L’apertura di un’inchiesta, comunque, sarebbe sempre più prossima. La decisione definitiva sarà presa, probabilmente, all’inizio della prossima settimana.

Tremonti, intanto, chiarisce. Malgrado il sentore di essere stato vittima di spionaggio, il ministro si dice grato alle fiamme gialle. Ho profonda stima e fiducia nella scorta della guardia di finanza – ha detto ieri sera Tremonti – che mi segue da moltissimi anni, gli stessi sentimenti per la guardia di finanza a partire dal suo comandante generale. Tutto quanto è a mia conoscenza l’ho rappresentato alcune settimane fa alla magistratura. Lo confermo. Il resto sono state ipotesi e forzature giornalistiche”.

L’opposizione (Idv e Pd in particolare) chiede le sue dimissioni. La maggioranza si spacca, tra “tremontiani” e non.

Il premier Silvio Berlusconi ha già dichiarato che non muoverà un dito per difenderlo. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Miccichè dice che, con la sua ospitata in tv e le sue affermazioni, “Tremonti ha offeso gli italiani”.

E poi c’è Guido Crosetto, sottosegretario alla Difesa. Che aveva provato a prendere le difese di Tremonti, dicendo che i suoi timori sulle fiamme gialle non erano lontani dalla realtà, ma è stato frenato dallo stesso ministro che, con una telefonata al comandante generale Nino Di Paolo, gli ha espresso “piena fiducia e stima”. Il tutto proprio dopo la dichiarazione di Crosetta che, infatti, se n’è pentito, e oggi dice di aver sbagliato a prendere le parti del ministro.


31 luglio, 2011 - 10.12