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Brunetta, Sechi e… i fratelli De Rege

<p>Mario Sechi</p> [1]

Mario Sechi

La potenza di Repubblica on line e della rete. Il pressappochismo e i trucchi di Sechi. L’arroganza di Brunetta.

Forse vale la pena di fare una riflessione sul caso Brunetta, che a Viterbo non ha mancato di mostrare quanto possa essere arrogante il potere e non si è fatto scrupolo di dare del cretino a dei cittadini che lo contestavano. Come dire un pezzo di Stato che dà del cretino a dei cittadini. Eh sì perché in quel momento il ministro parlava non in quanto signor Brunetta docente della cattedra xy della facoltà xy di Roma, ma come ministro… Ex cathedra, verrebbe da dire. E i cittadini si saranno detti: se un ministro della Repubblica può insultare, noi, che abbiamo molte meno responsabilità, perché non possiamo farlo.

Sia ben chiaro l’insulto è insulto e va condannato da chiunque arrivi. Ma ci sono pure ruoli e ruoli. E chi ha più responsabilità si presume abbia più saggezza e senso della dignità del ruolo.

Fin qui una questione di buonsenso e buona educazione istituzionale. Il ministro Brunetta ha talmente sbagliato che persino il suo amico Sechi, direttore di un giornale a carattere poco più che regionale con appena 43 mila copie vendute, nel difenderlo lo demolisce.

“L’errore di Brunetta – scrive Sechi nel suo approssimativo e confuso“editoriale” del 29 luglio [2] – è quello di non accettare il dato di fatto che con i fischi non c’è alcuna speranza di dialogo. Lui, trascinato dal carattere, reagisce abbassando il suo linguaggio a quello dell’interlocutore. Passa all’insulto. Errore. È un ministro della Repubblica, deve sopportare, anche stoicamente, e tenere alto il livello del dibattito. Deve ignorare. Deve incassare. E ripartire. Regola numero uno del giocatore di biliardo: calma e gesso. Chi spezza in due la stecca, alla fine perde la partita. È anche la regola di ogni buon dibattito pubblico, radiofonico o televisivo. Essere di ghiaccio. Caldi fuori. Freddi dentro. Ragionare contro chi urla. Smontare con la logica chi ti assale a colpi di decibel”.

Come dire: fai un altro mestiere.

Fin qui la questione arroganza-potere.

L’aspetto più interessante però del caso Brunetta è quello mediatico.

Ora tutti sanno che Repubblica on line è il primo giornale sulla rete ed è una sorta di corazzata. Eppure devo confessare che questa volta, che ho visto all’opera, diciamo da vicino, la sua potenza è stato impressionante.

Repubblica si è accorta che un video di Tusciaweb su Youtube [3] stava andando bene come numero di visualizzazioni. Lo ha preso, lo ha valutato, l’ha schiaffato in prima pagina, come seconda notizia subito dopo la crisi, e tutto il mondo dei media non ha potuto fare a meno di prenderlo in considerazione. Intanto l’altra potenza mediatica, la rete, andava avanti con Youtube, Facebook, Twitter, migliaia di blog e centinaia di testate giornalistiche. Con il video prodotto da Tusciaweb [3] che ha totalizzato complessivamente alcune centinaia di miglia di visualizzazioni.

Solo lo spezzone ripreso da Repubblica ha totalizzato centinaia di migliaia di visualizzazioni. Su Youtube si è arrivati a oltre le 140mila, se si contano le repliche “piratate”. A quel punto, quando tutto il Paese parlava dell’ennesima smarronata del ministro, perfino le tv hanno dovuto chinare la testa alla rete. Quasi tutti i tg hanno dato notizia della vicenda imbarazzante per il governo e la maggioranza, con tanto di visione del video di Tusciaweb [3]. E si è arrivati, quindi, a milioni di visualizzazioni.

Il giorno dopo molti giornali cartacei parlavano del caso Brunetta, soprattutto quelli di fede berlusconiana. Un segno ulteriore, forse, di lotta interna alla maggioranza.

Come dire una valanga, che al signor Sechi abituato alle piccole cifre dei suoi lettori può dare fastidio, ma che in realtà disegna nuovi rapporti di forza all’interno del mondo della comunicazione. Con la rete sempre più centrale e potente.

E con la stampa cartacea, finanziata in vario modo dallo Stato non si sa per quale ragione, sempre meno influente.

Questo è il mondo nuovo, chi non lo comprende è fuori. E il direttore Sechi nel suo “editoriale – cronaca” dimostra di non sapere neppure di cosa parla.

Il buon Sechi lo svela subito che per lui la rete è una cosa lontana e misteriosa, a meno di non mettere in dubbio le sue capacità di cronista e giornalista.

Sechi infatti si tradisce e, pur essendo stato sul palco con Brunetta facendogli una intervista in ginocchio con tanto di continue lodi al potente di turno, in realtà dimostra di essere poco capace di informarsi e informare correttamente.

“Et voilà, 3 minuti e 37 secondi di filmato su internet – racconta Sechi – riducono oltre un’ora di dibattito aspro, sincero – e reale – tra il direttore del Tempo e il ministro Brunetta nell’irrealtà virtuale di un Paese che temo stia smarrendo il significato della parola libertà”.

Il filmato intanto era di oltre 9 minuti, quello originale e non quello ridotto da Repubblica, il che significa che il direttore pur potendo vedere l’autentico con un clic preferisce il succedaneo. Quando si dice il fiuto da cronista… e la corretta informazione.

Poi Sechi parla addirittura di un “dibattito aspro, sincero e reale”, quando basta guardare la versione integrale dell’intervista pubblicata da Tusciaweb per capire che il direttore era in ginocchio. Una intervista che inizia con un pezzo agiografico degno di miglior causa. Con: “Brunetta ha una storia personale fantastica” ed è un selfmademan che addirittura da giovane lavorava. Poi l’attacco finale e distruttivo: “Brunetta è uno coraggioso davvero” assicura Sechi che si rivolge al ministro con un terrificante: “Mio carissimo amico, sai quanto ti stimo”. Una serie di trucchetti, neppure buoni.

Roba da far incazzare un metalmeccanico iscritto all’Ugl.

L’intervista è stata talmente mielosa che lo stesso Sechi ha sentito l’esigenza di dire al pubblico: “Vedete come ci sgagnamo con il ministro”.

Ebbene, se uno ha un corpo a corpo con un politico si vede. Non c’è bisogno di dirlo.

Agli amici di Medioera suggeriamo la prossima volta di organizzare una intervista vera, magari con il direttore di un grande giornale e che non sia un amico del ministro di turno.

Eviteremmo, forse, certe scenette degne dei fratelli De Rege [4].

C’è poi una questione a cui tengo particolarmente: la questione epistemologica. Chi fa il giornalista dovrebbe avere una mezza idea della questione. E soprattutto dovrebbe avere un minimo di umiltà per capire che se la conoscenza scientifica è su palafitte, quella del cronista non può che esserne un’ombra.

E invece Sechi che fa? ci racconta “come sono andati i fatti”. Non come lui li ha percepiti. No, lui, in barba a un secolo di riflessione filosofica, sa “come sono andati fatti”. Sa la verità, capite. Lui, che si dice a parole liberale, conosce la verità. Altro che Marx, altro che Hegel, qui abbiamo uno ancora più totalitario nel modo di pensare.

A Sechi, che ama i libri, suggerisco di dare uno sguardo alle prime pagine di un libretto, che ho amato e amo molto, scritto da un liberale vero come Dario Antiseri: Liberi perché fallibili, edizioni Rubbettino. Costa poco, ma vale molto.

Ecco quel piccolo e geniale manifesto del pensiero liberale gli potrebbe far comodo.

Ai lettori di Tusciaweb offriamo il video integrale dell’intervista a Brunetta. [5] Così che ognuno possa farsi un’idea dell’accaduto. Un video realizzato da postazione fissa con tutto quello che ne consegue, quanto a inquadrature bizzarre. Ovviamente anche il video è solo un modo di vedere i fatti e non è i fatti stessi. Ma insomma sarà sempre più verosimile dell’immaginifico racconto di Sechi che ha scambiato una intervista stile Fede per una rivoluzione.