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“Buttate la chiave della cella”

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“Buttate la chiave della cella”.

Dopo che i i giudici del Riesame hanno deciso che Salvatore Parolisi deve restare in carcere, a Teramo arrivano il padre e il fratello di Melania.

“Per me possono buttare la chiave – dice Gennaro Rea, il papà di Melania – lui continua a non dire la verità e questo non mi stupisce. La bambina la vedono anche i suoi familiari. Anche loro, in fondo, sono delle vittime”.

Con padre e figlio ci sono anche altri familiari, tra cui alcuni zii. Per tutta la giornata sono stati ascoltati dai pm Davide Rosati e Greta Aloisi come persone informate sui fatti.

L’indagine della procura non si ferma e per questo gli inquirenti vogliono ripercorrere la vita di Salvatore, le sue abitudini, i suoi spostamenti. “Abbiamo dovuto chiarire alcuni punti” si lascia sfuggire qualche investigatore. E tra questi punti uno in particolare: ogni giorno Salvatore si chiudeva in bagno con il computer.

Con chi comunicava? Ma nel corso della lunga giornata di deposizioni (iniziata alle 11 e finita intorno alle 20) i familiari di Melania, accompagnati dal loro legale Mauro Gionni, hanno chiarito anche alcuni aspetti riguardanti le giornate di Salvatore, in particolare quelle trascorse a Folignano con la moglie.

Le loro deposizioni, così come quelle di altri testi sentiti nei giorni scorsi o che lo saranno in futuro, rientrano nel lavoro di approfondimento che segue anche le indicazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare del gip Giovanni Cirillo. Il lavoro dei magistrati si è arricchito in questi giorni di ulteriori esami e accertamenti dei Ris sui tabulati telefonici e sui cellulari di Salvatore e Melania.

E ieri, al termine dell’interrogatorio, Michele Rea, il fratello di Melania, ha così commentato il provvedimento del Riesame: “La cosa più triste è che non sappiamo se Salvatore Parolisi era la persona che abbiamo conosciuto oppure no. E’ una sconfitta per tutti. Io ho perso la speranza che possa parlare. Lo ha fatto solo per ridire le stesse falsità e per screditare il lavoro degli inquirenti. Ha avuto tre possibilità per parlare con i giudici, ma le ha sprecate tutte”.