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Interviene Luca Frongia, segretario aggiunto del Lisiapp

“Carceri, l’amnistia non risolve il problema”

Il carcere di Viterbo, uno dei tanti a rischio sovraffollamento

Il carcere di Viterbo, uno dei tanti a rischio sovraffollamento

Servono interventi strutturali su edifici, depenalizzazione dei reati minori, e potenziamento della polizia penitenziaria.
Un’amnistia non risolverebbe l’emergenza del sovraffollamento degli istituti di pena.

Ne è convinto il segretario generale aggiunto del Lisiapp (Libero sindacato appartenenti alla polizia
penitenziaria) Luca Frongia.

“Un’amnistia - ha osservato – non risolve il problema perchè è una misura congiunturale, come l’indulto. A distanza di qualche anno ci si ritrova nella situazione precedente”.

Secondo il numero due del sindacato della polizia penitenziaria “servono interventi strutturali, come la costruzione di nuove carceri, l?’ammodernamento di quelli esistenti, il potenziamento del corpo di polizia penitenziaria con il maggior coinvolgimento nei servizi di controllo esterni come per gli arresti domiciliari, oppure sui luoghi di lavoro per i semiliberi, tutto ciò per diminuire la popolazione carceraria, e ancora, accordi bilaterali per far scontare all’estero nei paesi di origine le pene ai detenuti stranieri.

“È noto – prosegue Frongia- che la permanenza media nelle carceri italiane è inferiore a una settimana. Il sovraffollamento riguarda soprattutto i reclusi in attesa di giudizio, che finiscono in celle ristrette assieme a quella
popolazione di criminalità abituale che entra ed esce di continuo dalle nostre carceri.

Limitare la reclusione in attesa di giudizio, accelerare i processi, allargare i ruoli e le competenze del giudice
monocratico, una maggiore sintonia tra polizia penitenziaria e magistratura, potrebbero migliorare la situazione delle strutture detentive. In attesa che per il piano carceri entrino in scena le betoniere”, conclude il segretario generale aggiunto Lisiapp.

16 agosto, 2011 - 11.50