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L'opinione di uno sporco comunista

Quel clamore che al ministro non dispiace

di Valerio De Nardo

Mentre faccio le mie congratulazioni a Tusciaweb per lo scoop legato al video del ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione, vorrei appuntare l’attenzione dei lettori su un profilo in tale contesto marginale, ma che invero si trova al fondo di certa ideologia politica oggi prevalente.

Renato Brunetta (da giovane, brillante intellettuale di area socialista) ha sposato il suo ruolo di ministro basandosi su due proverbiali indicazioni: “quando il dito indica la luna lo sciocco guarda il dito”, come avrebbero detto gli antichi saggi cinesi; mentre riferito alla nostra tradizione nazionale vale sicuramente il “molti nemici, molto onore”.

Voglio dire che l’amplificazione mediatica sul personaggio, sui suoi eccessi, sulle intemperanze verbali ne fa un protagonista, attira su di sé l’attenzione, deviandola dalle sue scelte politiche.

Che la pubblica amministrazione abbia bisogno di riforme non c’è dubbio, ma che queste vadano condotte a suon di insulti (“fannulloni”, poliziotti “panzoni”, precari = “Italia peggiore”) risulta contrario alle prescrizioni di un buon manuale di governo democratico, oltre che alla buona educazione.

C’è una scelta consapevole: fare una buona riforma condivisa ed efficace dà molto meno risalto che individuare un nemico, sia l’impiegato pubblico, il precario, la Cgil o le “élite di merda” su cui sparare bordate ad alzo zero.

La strategia comunicativa è quella che conta. Vale l’annuncio. Arrivino poi o meno gli effetti di una legge, è un problema secondario: ad oggi infatti la “riforma Brunetta” non pare proprio avere inciso nel vecchio corpaccione delle pubbliche amministrazioni.

Il fatto è, però, che anche una tale sovraesposizione mediatica, l’appello alle umili origini da figlio di un venditore ambulante in riva alla laguna fanno poca presa quando i problemi delle persone sono quelli veri, quotidiani. Vorrei sommessamente ricordare, infatti, che poco più di un anno fa le ambizioni del ministro di fare anche il sindaco di Venezia furono frustrate al primo turno dall’avvocato Giorgio Orsoni (chi era costui?), con un distacco di quasi dieci punti percentuali.

Siamo all’epilogo di un ciclo politico in cui per fare la consigliera regionale in Lombardia devi avere precise competenze. Si sta sfarinando un grumo di potere che trova ormai la sua unica (per quanto incontestabile) legittimazione nei numeri parlamentari, i quali, mentre non bastano a contrastare la nuova bufera che si leva all’orizzonte dell’economia, vengono usati per scassare ulteriormente il processo penale per salvare qualche sedere inflaccidito.

La serata viterbese di Brunetta rimarrà probabilmente a ricordo di questa estate in cui iniziò, per necessità e per disperazione, il dopo-Berlusconi e rimpiangemmo il cappello di De Gasperi, che, ricorda Filippo Ceccarelli su Repubblica, quando andò in visita negli Stati Uniti si fece prestare il cappotto dal ministro Piccioni.

Valerio De Nardo

6 agosto, 2011 - 16.57