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Manovra, licenziamenti più facili

Susanna Camusso

Manovra, licenziamenti più facili.

Le aziende con più di quindici dipendenti potranno ricorrere più facilmente ai licenziamenti senza giusta causa, aggirando il divieto sancito dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, potendo sfruttare misure di indennizzo alternative al reintegro del lavoratore, se questo potere sarà dato loro da un’intesa con i sindacati maggioritari in azienda.

Le intese sottoscritte a livello aziendale o territoriale possono, infatti, derogare ai contratti e alle leggi nazionali sul lavoro, incluso lo Statuto dei lavoratori, e alle relative norme, comprese quelle sui licenziamenti.

Il cambiamento è contenuto nell’emendamento di maggioranza all’articolo 8 della Manovra, approvato nella giornata di ieri dalla Commissione bilancio del Senato. Non sono mancate le polemiche, in particolare della Cgil e dell’opposizione.

Restano escluse dalla contrattazione aziendale alcune materie e norme generali a tutela di diritti e interessi superiori.

Non si potranno fare accordi locali, per esempio, su temi quali “il licenziamento della lavoratrice in concomitanza del matrimonio, il licenziamento della lavoratrice dall’inizio del periodo di gravidanza fino al termine dei periodi di interdizione al lavoro, nonché fino ad un anno di età del bambino, il licenziamento causato dalla domanda o dalla fruizione del congedo parentale e per la malattia del bambino da parte della lavoratrice o del lavoratore ed il licenziamento in caso di adozione o affidamento“.

L’emendamento approvato prevede che anche i sindacati percentualmente più rappresentativi a livello territoriale possano sottoscrivere accordi con le aziende.

“Le modifiche della maggioranza di governo all’articolo 8  – ha commentato Susanna Camusso, leader della Cgil – indicano la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori, e non solo l’articolo 18, in violazione dell’articolo 39 della Costituzione e di tutti i principi di uguaglianza sul lavoro che la Costituzione stessa richiama”.

“Il diritto del lavoro, con un balzo di dubbia costituzionalità, torna indietro di almeno sessant’anni – ha affermato Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd -. Le modifiche che consentono a un sindacato senza rappresentanza nazionale di derogare alle leggi dello Stato o ai contratti nazionali sono in radicale contraddizione con l’accordo del 28 giugno raggiunto da sindacati e Confindustria“.