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Grecia paralizzata dallo sciopero

George Papandreu

Lo sciopero paralizza la Grecia.

Inizia oggi lo sciopero generale di 48 ore convocato da sindacati e movimenti 1. In Parlemanto, in queste ore, sono sul tavolo nuove misure di austerità da approvare. Tutto il Paese si è preparato a scendere in piazza, per quella che si prefigura come una delle maggiori proteste sociali degli ultimi anni.

Chiusi musei, ospedali, scuole, uffici pubblici, supermercati e i distributori di benzina. Hanno incrociato le braccia anche gli agenti del fisco, i medici, i marinai e i tassisti. Dicono no alla politica economica del governo di George Papandreou sono anche i giornalisti.

Fino a giovedì le edicole saranno deserte, i telegiornali sospesi, i siti oscurati e le radio ferme, per protestare contro i tagli del personale annunciati in molte redazioni. Sono previsti problemi e ritardi nel traffico aereo internazionale, perché che hanno aderito allo sciopero anche i controllori di volo, che si asterranno dal lavoro per almeno dodici ore.

La Grecia dovrebbe quindi restare paralizzata per due interi giorni, almeno secondo le intenzioni dei due grandi sindacati del Paese, l’Adedy e il Gsee. Al centro della protesta ci sono le politiche di austerità imposte al governo greco dall’Unione Europea . Tra gli interventi più osteggiati dagli aderenti allo sciopero, l’annuncio del governo di nuovi pesantissimi tagli che prevederebbero per un anno la riduzione degli stipendi del 60 percento a circa 30mila impiegati.

In questo modo arriveranno a “demolire il paese, annientare i salariati e disgregare la società“, hanno fatto sapere.

Le proteste culmineranno in una grande manifestazione davanti al parlamento.

“Tutta questa gente che sta ricattando e tenendo in scacco l’intero paese occupando palazzi, riempiendo le strade di spazzatura, chiudendo i porti e il Partenone, ci deve spiegare in che modo ciò ci sta aiutando a restare in piedi”, ha commentato Papandreou.

Il parlamento greco ha preso in esame una nuova serie di misure di austerità il cui voto è atteso per domani, in vista dei vertici europei del fine settimana.