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Cronaca - Lo ha deciso la Cassazione

Sarah Scazzi, il processo resta a Taranto

Sarah Scazzi

Sarah Scazzi

Sarah Scazzi, il processo resta a Taranto.

La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha rigettato la richiesta di rimessione del processo per incompatibilità ambientale avanzata dagli avvocati Franco Coppi e Nicola Marseglia, difensori di Sabrina Misseri.

Lo spostamento a Potenza era stato chiesto nella giornata di ieri anche dal sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione Gabriele Mazzotta. Il magistrato ha discusso l’istanza di remissione del processo presentata dai legali di Sabrina in carcere con la madre Cosima Serrano, con l’accusa di aver assassinato la cugina, scomparsa da Avetrana il 26 agosto dello scorso anno, sposando le argomentazioni dei due legali.

Il processo dunque, continua a Taranto, dove domani riprende l’udienza preliminare fissata dal gup Pompeo Carriere. Tredici in tutto gli imputati, mentre altri tre indagati, accusati di false dichiarazioni al pm, dovranno attendere almeno l’esito del processo di primo grado per essere giudicati.

Dell’omicidio di Sarah sono accusate la cugina della ragazzina, Sabrina Misseri, e sua madre, Cosima Serrano. Entrambe, insieme a Michele Misseri, marito di Cosima e papà di Sabrina, a Carmine Misseri, fratello di Michele, e ad un nipote di quest’ultimo, Cosimo Cosma, sono accusate della soppressione del cadavere, che sarebbe stato gettato in un pozzo-cisterna nelle campagne di Avetrana e fatto ritrovare da Michele Misseri nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2010.

Nell’elenco degli imputati ci sarebbero anche quattro avvocati, accusati a vario titolo di favoreggiamento personale, intralcio alla giustizia, soppressione di atti veri e infedele patrocinio, e quattro presunti favoreggiatori del fioraio di Avetrana Giovanni Buccolieri.

L’uomo dichiarò inizialmente di aver visto, nel primo pomeriggio del 26 agosto 2010, Cosima Serrano costringere in strada Sarah a salire in auto, a bordo della quale c’era un’altra persona, per poi ritrattare due giorni dopo sostenendo che, molto probabilmente, si era trattato di un sogno.

 

 

13 ottobre, 2011 - 12.20